Marco Ponti, docente al Politecnico di Milano e uno dei massimi esperti di economia dei trasporti, commenta lo sciopero dei piloti

«La delocalizzazione è un rischio che corrono vari settori dell'economia, compreso quello aereo. Ma i piloti sono una categoria molto tutelata. Non è gente che rischia di stare a casa da un giorno all'altro». Così Marco Ponti, uno dei massimi esperti di economia dei trasporti e professore al Politecnico di Milano, commenta lo sciopero dei piloti Lufthansa che ha paralizzato il traffico aereo europeo.

Professore, i piloti tedeschi hanno paura di essere soppiantati dai colleghi di altri paesi, che si accontenterebbero magari di uno stipendio più basso. Sono timori giustificati?

Direi di sì. Il settore, Lufthansa compresa, è stato molto colpito dalla crisi. Diverse compagnie in tuto il mondo hanno licenziato e il mercato dei piloti è saturo. Non bisogna dimenticare poi che Europa dell'Est ci sono tantissimi ex piloti militari che si sono messi sul mercato. Ma, come dicevo, questa mobilitazione mi sembra esagerata. Non so che contratto abbiano i piloti Lufthansa ma immagino che, come i colleghi dell'Alitalia, godano di molte tutele. Non è gente che rischia di finire sulla strada. È solo un arroccamento corporativo...

Japan Airlines ha recentemente dichiarato bancarotta. Air France ha subito una perdita record. Ora Lufthansa deve affrontare uno scontro pesante con i suoi piloti mentre Alitalia sta cercando faticosamente di rialzarsi. Qual'è la malattia del trasporto aereo?
Il settore non riesce a essere «resiliente». Non è capace cioè di ammortizzare le normali flessioni della domanda. Le ragioni sono diverse e gli esperti ancora si dividono sul tema. Uno dei motivi è sicuramente la gestione degli slot. Per non perdere i diritti orari di atterraggio e decollo, le compagnie sono costrette a far volare gli aerei mezzi vuoti, con dei costi pesantissimi per i bilanci aziendali.

Come si potrebbe risolvere questa situazione?
Solo aprendo la gestione degli slot al mercato. In questo modo le compagnie eviterebbero di tenersi più slot di quelli che gli servono. Le compagnie di bandiera però si oppongono in tutti i modi alla liberalizzazione perché temono la concorrenza delle low cost. Hanno paura che Ryanair diventi ancora più potente di quanto è oggi.

 

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