Molti giovani soprattutto laureati, continuano a investire negli stage. Se nel 2001, ovvero prima della riforma universitaria del 3+2, chi faceva stage durante gli studi era il 17,9%; nel 2008 la quota sale al 54% (60,2% laureati triennali e 55% specialistici). Secondo il rapporto Almalaurea (Consorzio interuniversitario formato da 60 atenei) sulla condizione occupazionale dei laureati di primo livello usciti nel 2007 e intervistati a un anno dalla laurea, risulta favorito chi uno stage l'ha fatto: lavora infatti il 49% e solo il 43% di chi non è stato stagista. Il rischio che la crisi trasformi lo stage in «lavoro a basso costo», comunque c'è. Da due anni, la testata online Repubblica degli stagisti, che registra oltre 30mila visite al mese, raccoglie le richieste di aiuto da parte del popolo degli stagisti: «Oggi ci scrivono farmacisti e ingegneri, il che significa che anche le cosiddette lauree forti sono vittime della crisi. Se prima per loro lo stage era l'anticamera dell'assunzione oggi si prolungano i tempi e le prospettive di un contratto», spiega la direttrice, Eleonora Voltolina.
Da un sondaggio lanciato dal sito insieme all'Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale (Isfol) a cui hanno aderito tre mila giovani e che uscirà a marzo, emerge che i casi in cui lo stage si trasforma in un vero e proprio contratto sono davvero pochi: l'8% dichiara di aver ottenuto un contratto a progetto, il 7,9% un contratto a tempo determinato, il 6,5% una collaborazione occasionale. Solo 3 stage su 100 si trasformano nel contratto a tempo indeterminato. «Ci aspettavamo che con la crisi sarebbero aumentati gli stage, visto che sono una forma contrattuale più flessibile per l'azienda ma questo non è successo», spiega Marco Taisch, delegato del rettore del Politecnico di Milano. Pur non essendoci un registro che monitori quanti stage si trasformano in assunzioni, per Taisch «a sei mesi dalla laurea il 93% dei nostri studenti lavora». Così anche al Politecnico di Bari dove nel 2009 su 380 stage 54 sono stati fatti da laureati «che nell'80% dei casi trovano lavoro dopo sei mesi dal diploma», commenta Giuseppe Acciani, delegato per l'orientamento.
Anche alla Normale di Pisa lo stage è un passaggio obbligato: su 180 immatricolazioni annue per corsi di laurea e dottorati si contano 40 programmi di stage attivati. Se però per i laureati in materie scientifiche lo stage si conclude con un'assunzione nell'80% dei casi, per quelli che studiano lettere, spiega Elisa Guidi, referente per il placement della Normale, non è altrettanto facile: «Nell'editoria, ad esempio, al massimo il 50% degli stagisti entra in azienda ma con forme contrattuali che non vanno oltre la collaborazione». L'alternativa per molti è andare all'estero con il programma Leonardo o Erasmus Placement. La banca dati internazionale europlacement.com aiuta a trovare internship in tutto il mondo. Poi ci sono gli stage promossi da associazioni studentesche collegate a determinati corsi di laurea, Aiesec (scienze economiche e commerciali), Iaeste (formazione tecnica), Elsa (giurisprudenza), Best (tecnologia), Ifsma (medicina).
«In questo momento di crisi - dice Ginevra Benini ricercatrice Isfol e curatrice del volume Fare uno stage in Europa - lo stage all'estero incentiva a rimanere più a lungo fuori e magari ritornare quando i tempi saranno migliori».
CONTRATTI A PROGETTO
8 su 100
Uno studio Isfol condotto su 3mila giovani evidenzia che l'8% dei candidati dopo lo stage ottiene un contratto a progetto
PIÙ POSSIBILITÀ D'IMPIEGO
49%
Secondo Almalaurea ad un anno dalla tesi lavora il 49% di quanti hanno fatto stage, dato che scende al 43% per gli altri soggetti
STATALE DI MILANO
2.653
Alla Statale di Milano gli stage sono in deciso aumento: erano 2.485 nel 2008, sono passati a 2.653 l'anno successivo
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