I rincari e le quotidiane polemiche sulla benzina, la relazione dell'Antitrust appena trasmessa al governo e la conseguente legge sulla concorrenza da confezionare al massimo entro giugno. Di argomenti sul tappeto per riportare le liberalizzazioni al centro dell'agenda politica ce ne sono a sufficienza. Come se non bastasse – fanno notare in coro un decano degli economisti, un teorico del liberismo e un docente di diritto dell'economia – c'è anche il tema caldissimo dei rapporti tra competenze dello stato e del territorio, il muro su cui in passato si sono infrante tenta velleità di semplificazione dei mercati.

Giuseppe Pennisi, oltre tre lustri alla Banca mondiale, sorride all'ipotesi di nuove "lenzuolate", non più targate Bersani ma dell'attuale governo: «Le vere liberalizzazioni – dice – sono quelle che si fanno nel settore dei servizi, demandate però a livelli di governo locale. È sotto gli occhi di tutti quello che è successo con la deregulation del commercio, con le licenze dei taxi, perfino con i condoni edilizi. Non vorrei che tutto si riducesse a delle "grida manzoniane": la legge annuale sulla concorrenza alla fine non potrà che essere una legge di indirizzo, che proverà a dire a regione e comuni come muoversi. Che poi si ottengano o meno risultati efficaci è un altro discorso. Anche se il verdetto delle ultime elezioni regionali potrebbe offrire margini insperati: se il colore del governo centrale e di quello locale è lo stesso forse ci sono meno bastoni tra le ruote».

Il governo ha iniziato a lavorare alla legge sulla concorrenza, da presentare alle Camere entro 60 giorni dalla trasmissione al governo della relazione Antitrust, quindi al massimo entro giugno. Rete di distribuzione dei commercianti, energia, ferrovie regionali, poste: è il ricco menu in valutazione. Se almeno una parte delle ambizioni giungesse al traguardo si potrebbe concretizzare una preziosa spinta all'economia, a leggere anche le analisi su questo giornale di Guido Tabellini, Giorgio Barba Navaretti e Marco Fortis (si veda Il Sole 24 Ore del 3 e 6 aprile).

«Speriamo che non sia un libro dei sogni» sentenzia Alberto Mingardi, direttore generale del think tank liberista Istituto Bruno Leoni, sottolineando l'urgenza di intervenire soprattutto nel settore postale, in cui l'Italia deve adeguarsi all'Europa entro la fine del 2010, e nel trasporto ferroviario, soprattutto in relazione alle tratte regionali e al tema dei sussidi pubblici. In quest'ultimo caso – rileva Mingardi, scivolando neanche a dirlo sul solito tema – «andrà tenuto conto dell'inevitabile intermediazione con l'amministrazione locale». Tuttavia – prosegue – «non banalizzerei il discorso sulle liberalizzazioni con l'usuale espressione dei veti locali, perché esiste un più profondo problema di cultura politica. Bisogna chiedersi perché nel rapporto con il proprio territorio le amministrazioni locali tendono ad essere eccessivamente conservatrici in tema di mercato. Spesso senza rendersi conto del reale beneficio in termini di consenso che potrebbero ricavarne». In fin dei conti – dice dal canto suo Pennisi – «ogni liberalizzazione ha costi di breve periodo per i pochi che perdono le tutele e benefici di lunga durata per la collettività».

Eppure anche stavolta, conferma Laura Ammannati – docente di diritto dell'economia all'Università statale di Milano – bisognerà misurarsi con le Regioni. La rete dei distributori di carburante è il caso più evidente, ma non l'unico. «Il problema della tutela della concorrenza si pose in modo chiaro con la riforma del Titolo V della Costituzione. Emerse una competenza esclusiva dello Stato non tanto su una vera e propria materia ma su una sorta di competenza trasversale tra settori». Una sottile distinzione che ha nel tempo lasciato aperte diverse contese con le regioni, pur risolte a favore dello Stato dalla Corte costituzionale. La materia resta insomma scivolosa.

«Va comunque detto – aggiunge Ammannati – che il nuovo strumento della legge annuale sulla concorrenza ha elementi solidi e forse eviteremo di ritrovarci alla fine di fronte a un contenitore vuoto. La legge sviluppo che la prevede ha infatti posto un limite preciso, di 120 giorni, per l'adozione di decreti legislativi delegati ed ha disposto che ci siano norme di immediata applicazione». (C.Fo.)

 

Shopping24