I "fondamentali" del settore hanno tutti un segno negativo. Nel triennio i quotidiani hanno perso 558mila copie di venduto e nel 2009, secondo le ultime stime, si scenderà sotto quota "5 milioni" di media giornaliera (nel 2000 si era ancora sopra quota "6 milioni"). I segnali di maggiore debolezza vengono dai quotidiani nazionali (-9,5%) rispetto a quelli regionali (-4,9%). A fronte di una media nazionale di 86 copie vendute ogni mille abitanti, la media nelle regioni meridionali è di 56 copie, quasi la metà rispetto al Nord (102) e al Centro (99). Liguria e Friuli Venezia Giulia sono le regioni con la più alta media di copie vendute ogni mille abitanti (142 e 138, rispettivamente), la Basilicata è in coda con 39 copie, mentre, come al solito, la Sardegna fa eccezione (125 copie ogni mille abitanti). Il primo trimestre del 2010 ha visto un ulteriore calo della diffusione del 6% per i quotidiani, che invece recuperano uno 0,6% di pubblicità sul primo trimestre 2009.
Sulla pubblicità, la Fieg rileva «l'anomalia italiana» rispetto al resto d'Europa. La tv è al 53,9% dei ricavi nel 2008, la stampa, tutta, al 30,9. In Francia vi è parità (34,1% alla stampa, 33,7% alla tv). In tutti gli altri paesi europei, com'è noto, la stampa ha percentuali superiori a quelle televisive, a eccezione del Portogallo; e, appunto, dell'Italia.
Con questo andamento delle due principali voci di ricavo, non meravigliano i dati sull'andamento delle imprese editrici nel triennio. Quelle di quotidiani hanno ricavi che, nel 2009, scendono del 9% sul 2008, anno in cui sono già scesi del 4,5% sull'anno precedente. Scendono anche i costi operativi, ma in misura meno accentuata, del 5% sul 2008. Il margine operativo lordo complessivo è ancora positivo, ma scende dell'89,7% in un solo anno, dopo il quasi 40% di calo nel 2008. Uno dei fattori che incide negativamente sui bilanci è il calo verticale dei cosiddetti "collaterali" (Cd, Dvd, Libri). Nel 2006 valevano 455 milioni di introiti, nel 2008 sono scesi a 271, con un calo del 45,6% in due anni. Tra le imprese editrici di quotidiani, nel 2006 38 erano in utile e 22 in perdita. Ora è quasi parità: 29 in utile e 28 in perdita nel 2008.
Nel segmento dei periodici va anche peggio. I ricavi editoriali calano del 14,4% nel 2009, con un crollo del 29,5% della pubblicità. La diffusione dei settimanali è calata del 5,6% tra il 2008 e l'anno successivo. Quella dei mensili è calata ancor di più, dell'8,9%. Tutto questo avviene con una crescita della pubblicità sul Web ben inferiore a quella di altri paesi europei: in Italia, secondo Fieg, dall'1,2% del 2003 si è passati al 3,7% del 2008, in Gran Bretagna, nello stesso periodo, è passata dal 2,8 al 23 per cento.
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