Sembra dissolta come neve al sole l'idea di tassare chi ha una connessione a banda larga: l'idea viene bocciata sia dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti sia da Paolo Gentiloni per conto del Pd. Al convegno organizzato dalla File, associazione di piccoli e medi editori, locali e nazionali, piuttosto, Bonaiuti lancia per giugno gli Stati generali dell'editoria, ai quali gli editori dovranno venire con proposte su come risparmiare sui contributi.

L'Agcom, attraverso il suo presidente, Corrado Calabrò, chiede di prolungare il divieto di incroci proprietari tra i quotidiani e chi ha più di una tv, che, secondo la Gasparri e il Testo unico sulla radiotelevisione, cadrà a fine anno. Il resto è una fotografia impietosa e ragionata sullo stato di crisi del settore editoria, grande e piccola e su alcune proposte per uscirne: sullo statuto dell'impresa editoriale, sulla definizione di prodotto editoriale (estesa e quanto ai prodotti del Web?), sulla distribuzione, sul futuro della professione giornalistica.

La pubblicità, infine: croce senza delizia per piccoli e grandi editori. «Può un governo come questo mettere un limite alle grandi concentrazioni pubblicitarie?», si chiede Paolo Gentiloni. Gli Stati generali da maggio slittano verso giugno, in attesa che editori e Poste trovino le intese ai quattro tavoli istituiti presso la presidenza del Consiglio sul prezzo delle tariffe postali: dal primo aprile è in vigore il prezzo pieno. «E in queste condizioni non è facile trattare con un monopolista come Poste italiane» commenta il presidente della Fieg, Carlo Malinconico.

 

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