Roma sarebbe ben oltre la soglia minima necessaria per essere promossa (fissata a quota 21 punti), mentre Venezia raggiungerebbe una sufficienza risicata. Quanto basta però per consentire alla città lagunare di giocarsi le sue carte nel consiglio nazionale del Coni (78 membri, di cui almeno sei dati per assenti), che, oggi alle 12, dovrebbe avere la parola finale, a scrutinio palese. Malgrado il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, abbia chiesto una votazione a scrutinio segreto «a maggiore garanzia di una serena valutazione da parte dei componenti l'organo collegiale del Coni». Una richiesta, quella del voto segreto rilanciata dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia («Dovrebbe essere la prassi»), a Roma oggi, che avverte: «Sarò personalmente a controllare voce per voce le cifre e i numeri alla base di un'eventuale sconfitta».
Roma parte favorita. Ha un punteggio più alto sul fronte degli alloggi. È vero che Venezia conta su un maggior numero di camere (circa 100mila rispetto alle 80mila di Roma), ma di queste, solo il 20% è in un raggio di 10 km dal centro città e quasi la metà è costituita da alloggi privati. La capitale ha invece 58mila camere d'albergo, situate per l'80% nel raggio di 10 km dal centro. Il progetto olimpico romano, con il fulcro nell'area nord, tra Foro Italico e Tor di Quinto, prevede un villaggio ospitalità per i media di cui invece Venezia non dispone. A vantaggio della capitale pesa anche il fatto che quasi tutte le gare si svolgeranno nel Comune di Roma, mentre nel dossier veneto le competizioni, focalizzate nel quadrante di Tessera sulla terraferma di Mestre, sono previste anche a Trieste e Padova (oltre che a Jesolo e Venezia). Roma inoltre conta su un maggior numero di impianti già esistenti: 33 sui 42 previsti. A vantaggio di Venezia il fatto che solo 625 milioni (sui 16,6 miliardi di budget per impianti e infrastrutture) è legato all'assegnazione dei Giochi. Il resto dei fondi è già stanziato o programmato.
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