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Montezemolo su Telecom:
«L'Italia non ne esce bene,
le regole del mercato siano sempre il punto di riferimento»

Al.An.

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3 aprile 2007

Soddisfazione per l'operazione Enel, ma nessuna valutazione, da parte del Presidente del Consiglio, Romano Prodi, sulle offerte arrivate dall'estero per Telecom e Alitalia. «Mica sono arrivate a me le offerte... Come faccio a valutarle?», ha dichiarato Prodi dopo il vertice dell'Ulivo sulla legge elettorale.

Montezemolo: il sistema Italia non ne esce bene. Entra nel merito della vicenda Telecom il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che dichiara: «Siamo di fronte ad un'operazione di mercato con aziende industriali e le regole del mercato devono essere sempre il nostro punto di riferimento non solo quando ci fanno piacere, come nel caso dell'operazione Enel in Spagna». «Certo -continua Montezemolo- essere arrivati a questo punto significa che dalla vicenda Telecom è il sistema Italia a non uscire bene. Tutto ciò rafforza la nostra convinzione che la strada da seguire sia quella di un mercato aperto, con regole certe, che guarda alla efficienza e alla competizione, senza ingerenze politiche. Laddove ciò si realizza - conclude - le aziende migliori crescono e possono proporsi come soggetti protagonisti sui mercati internazionali».

Fassino: è un diritto del governo difendere la rete pubblica. «È un diritto e dovere del governo difendere la rete pubblica delle telecomunicazioni». Lo ha detto, intervistato dal telegiornale di Sky-24, Piero Fassino, secondo il quale «non è affatto in discussione il diritto della società Olimpia di vendere le sue azioni perchè il nostro è un mercato aperto». In sintesi per il leader dei Ds non esistono problemi per le società Usa o messicane ad entrare nel mercato italiano, «a condizione però che si distinguano gli operatori telefonici dalla rete telefonica, che deve essere pubblica».
Rispondendo ad una domanda dell'intervistatore Fassino ha sottolineato che «il piano Rovati prevedeva proprio che la rete tornasse pubblica. Non era un piano scandaloso, anche se allora ha sollevato tanto scandalo e tanto polverone. Del resto Rovati
era ed è una persona perbene». Quanto al possibile intervento di Berlusconi nell'operazione, il leader dei Ds si è chiesto «se davvero sia l'unico che possa fare questa operazione. Secondo il leader dei Ds «un consorzio di banche italiane potrebbe farsi avanti: possibile che non ci sia nessuno in italia in grado di fare un offerta? Per esempio, quel consorzio di istituti bancari, tra cui Capitalia e Intesa San Paolo, che in passato era stato indicato come la soluzione del problema, non può farsi avanti?».Fassino ha quindi fatto una battuta su Tronchetti Provera: «Quando prese la Telecom si inneggiò al capitano coraggioso, ma oggi forse abbiamo un'opinione un pò diversa».

Gentiloni: lo spezzettamento mette a rischio la stabilità dell'azienda. La politica è ancora in forte fibrillazione sul fronte della perdita dell'identità nazionale sul versante delle telecomunicazioni e del trasporto aereo. In particolare nella maggioranza e nel Governo c'è alta tensione sul progetto di vendita del controllo di Telecom Italia ad At&t e America Movil. Nonostante la posizione presa dal portavoce del Governo, Silvio Sircana, che ha definito «sacre» le decisioni dei consigli d'amministrazione, il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, martedì mattina si è detto ancora una volta «preoccupato» per la proposta di passaggio dell'ex monopolista in mani americane. Il rischio, ha detto Gentiloni a Rainews24, è di uno «spezzettamento» degli asset interni, «ne soffrirebbe la stabilità dell'azienda». Poi, ha ribadito il ministro, si tratta di conoscere il piano investimenti e di occupazione. Il Governo, ha aggiunto Gentiloni, «non innalzerà nessuna barricata», ma certo, ha concluso il responsabile delle Comunicazioni, «in tutti i paesi occidentali la principale azienda del settore è in mano pubblica o di privati nazionali».

I margini per Mediaset. Gentiloni, tra l'altro, in un'intervista al Foglio ha espresso favore per l'ingresso in scena di Mediaset anche se, ha precisato, «la legge attualmente in vigore, che io non ho votato, oggi vieta l'incrocio tra Mediaset e Telecom». In ogni caso, «lo sviluppo di Mediaset non può dipendere solo» dalla pubblicità. Insiste anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti: «Per il mestiere che faccio non devo dire io qual è l'indirizzo strategico da seguire per il caso Telecom, ma posso dire che l'indirizzo deve essere nelle mani di chi rappresenta la sovranitá e cioè il Parlamento».

Bersani: «Ma cosa vogliono questi americani?». Mentre piovono critiche aspre dal centro-destra e dai radicali sulle posizioni diversificate che distinguono la maggioranza, conferma i sospetti sulle intenzioni degli stranieri il ministro per lo Sviluppo, Pierluigi Bersani: «Ma questi americani che progetti hanno, a cosa mirano?», ha dichiarato al quotidiano La Stampa. «La domanda seria per me è: quali prospettive industriali può lasciare intendere un'ipotesi come quella che si è delineata in queste ore su Telecom?».

Sinistra radicale contro. Più radicale la posizione del ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, in quota a Rifondazione comunista. «Penso che il Governo - ha detto il ministro - si porrà seriamente il problema: rispettare sacralmente le decisioni del cda ma far pesare il fatto che si tratta di un asset strategico per il Paese e quindi come abbiamo pensato di intervenire per Alitalia penso che bisogna far sentire la voce anche in questo caso». Pollice verso anche da Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla Camera: «Un patrimonio essenziale del nostro sistema di telecomunicazioni, quale è Telecom, non può in alcun modo essere penalizzato con piani di vendita a privati o spezzatini».

Gli americani cercano di tranquillizzare.
Dagli Stati Uniti, intanto, si getta acqua sul fuoco. Il portavoce di AT&T, Michael Coe, ha dichiarato al Quotidiano Nazionale: «Sappiamo che in Italia ci sono pareri diversi e anche il Governo ha espresso il suo, ma noi non commentiamo. Quello che posso dire è che la proposta di At&t e America Movil per Olimpia sarà di beneficio alle due società, un vantaggio per gli azionisti e anche per entrambi i Paesi. At&t vuole comprare solo un terzo di Olimpia, ma non per controllarla. A noi interessa una relazione forte con Telecom per estendere i servizi di telefonia a livello internazionale. America Movil è una societá anche lei interessata ad acquisire un altro terzo, ma siamo due società distinte», anche se At&t ha in portafoglio «l'8 per cento di Movil e questo può lasciar intendere che le nostre relazioni sono buone».

I russi gettano la spugna. Il gruppo russo di telecomunicazioni Sistema ha rinunciato all'acquisto di Telecom Italia perché, ha detto il presidente Vladimir Ievtushenkov al quotidiano Kommersant, «è una transazione troppo complicata. Solo gli italiani riescono a capire quello schema (la catena di controllo Pirelli-Olimpia-Telecom, ndr)». Poi ha aggiunto: «È poco probabile che gli stranieri possano capirne qualcosa. In questa transazione ci sono troppi rischi politici, economici e di altro tipo».

Titolo ancora forte in Borsa. Mentre la politica si divide tra interventisti e non, Telecom continua la sua corsa in Borsa dopo i rialzi record di lunedì (+10%). Alle 11.51 il titolo era scambiato a 2,39 euro (+2,03%), un prezzo ancora molto lontano dall'offerta di At&t e America Movil, che domenica hanno messo sul piatto della holding Olimpia 2,82 euro per azione. La mossa dell'ex presidente del gigante tlc, Marco Tronchetti Provera, ha spiazzato tutti e ha generato valore per i controllori di Telecom, su tuti Camfin e Pirelli, che ieri è salita del 9,42% e oggi perde quasi mezzo punto (-0,27%), oscillando a quota 0,9 euro dopo i lievi rialzi in apertura.

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