Ben Bernanke, presidente della Federal reserve americana, non ha parlato. Il testo del discorso lo ha depositato al Congresso, rinviando l'audizione con i congressmen a causa della tempesta di neve che sta flagellando Washington. Le parole scritte dal governatore, tuttavia, hanno un peso specifico notevole e promettono di produrre non poche conseguenze.

Bernanke, infatti, ha detto che la Fed potrebbe optare per un aumento del tasso di sconto «presto». Un aumento che, comunque, sarebbe «modesto». Sono parole importanti. Non tanto per l'ammissione che il costo del denaro, quando l'economia avrà dato segni sufficienti di ripresa, verrà alzato, quanto per quell'avverbio temporale, «presto», che rafforza l'idea di una banca centrale americana che si appresta a realizzare l'inizio della exit strategy.

Nell'intervento, Bernanke spiega che il tasso pagato agli istituti che lasciano i loro eccessi di liquidità presso la banca centrale potrebbe salire per qualche tempo con l'effetto dunque di incoraggiare le banche a privilegiare questo strumento di investimento a scapito dei prestiti a privati e aziende. Così facendo dunque la Riserva federale mirerebbe a ridurre la quantità di credito in circolazione allo scopo di scongiurare un surriscaldamento dell'economia e una ripresa dell'inflazione senza tuttavia agire direttamente sul costo del denaro.

Il tasso di sconto diventerebbe dunque in questa fase della congiuntura lo strumento privilegiato per una prima fase per ridurre l'eccesso di credito in circolazione nel sistema finanziario ed avviare di conseguenza la exit strategy. La Fed inoltre potrebbe aumentare lo spread tra il tasso di sconto che applica alle banche per i fondi di emergenza e i tassi interbancari a breve.

«È possibile - scrive ancora Bernanke - che la Federal reserve usi per qualche tempo il tasso di interesse pagato sugli eccessi di liquidità come strumento principale per la sua politica monetaria». Nessuna decisione finale a riguardo è stata tuttavia ancora presa. Al momento la Fed paga lo 0,25% sulle riserve per oltre 1100 miliardi di dollari degli istituti privati detenuti nei suoi forzieri.

Agendo sul tasso di sconto, inoltre, Bernanke ritiene che si possa determinare di conseguenza un aumento dei tassi ai quali le banche si prestano denaro a vicenda, con il risultato di una riduzione dell'eccesso di speculazione. Bernanke esclude inoltre nell'intervento che la banca centrale possa cedere a breve qualcuno degli asset rilevati dalle banche nel corso della crisi ed esclude che la Fed possa registrare una perdita sul prestito concesso ad Aig.

La Fed drenerà liquidità alzando i tassi sulle riserve (di Riccardo Sorrentino)
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