Fino a poco tempo fa il decoupling era inteso solamente come l'eventuale "diversa" direzione tra le Borse del Vecchio Continente e quelle americane. Da un po' di tempo, invece, si assiste a una nuova sorta di decoupling, seppure meno accentuata, tutta interna all'Europa. È il trend maggiormente negativo, rispetto ai paesi dell'Europa centrale o della City, che colpisce le piazze degli stati cosiddetti periferici dell'Unione europea. Cioè, quelli che hanno più problemi sul fronte della dinamica futura del debito. Così è accaduto che oggi: Madrid ha chiuso in ribasso del 5,4%; a Milano il Ftse All Share ha perso il 4,3% e il Ftse Mib ha lasciato sul parterre il 4,7 per cento; Atene ha ceduto oltre il 6% e Lisbona il 3,7 per cento. Un po' meglio, come si diceva, la Piazza di Francoforte (-2,6%) e quella di Parigi (-3,6%) mentre Londra ha ceduto il 2,58 per cento.
Dall'altra parte dell'Atlantico, Wall Street ha chiuso con un tonfo: il DJIA ha perso il 2,02%, a 10.927 punti, mentre il Nasdaq Composite è scivolato del 2,98%, a 2.424,25 punti. Lo S&P 500 ha chiuso in ribasso del 2,38%, a 2.424,25 punti.
E non hanno influenzato positivamente la giornata negli Usa né i dati sui compromessi di marzo per l'acquisto di una casa (+5,3% rispetto al mese precedente) né gli ordini alle fabbriche superiori alle stime (+3,5%).
Tra speculazione e debito greco
Insomma, è lo spettro della Grecia che ha turbato i mercati. Uno spettro che è stato nuovamente sfruttato dalla speculazione. Un banchiere milanese, contattato dal sole24ore.com, ha ricordato come stamattina circolavano voci di una possibile richiesta di aiuto da parte del govern0 spagnolo. Una notizia duramente smentita dal premier Jose Luis zapatero. «Che cosa c'è di differente da ieri?», ha chiesto poi il finanziere all'interlocutore del sole240re.com. Di fronte al mutismo del cronista la risposta è stata: «Ieri la City era chiusa». Come dire, insomma, che c'è chi dall'area anglossassone punta sempre contro l'Europa: lo stesso Ft, oggi in prima pagina, rilevava che le posizioni short sull'euro hanno raggiunto un nuovo record.
Al di là di queste considerazioni "dietrologiche", va ricordato che la seduta si è aperta con alcune indiscrezioni di stampa, riportate sia dalla tedesca Bild sia dal Wall Street Journal, che i 110 miliardi del piano della Ue e del Fondo Monetario Internazionale in aiuto al governo di Atene non sarebbero sufficienti.
Secondo la Bild, che cita un intervento del vice-ministro delle Finanze tedesco, Steffen Kampeter, in un'audizione alla Commissione Bilancio del Bundestag, la Grecia avrebbe un fabbisogno di 150 miliardi da qui a fine 2012. Dello stesso avviso il Wsj. Il piano di aiuti, sottolinea il quotidiano Usa, risolverà il problema più urgente di Atene: il prestito obbligazionario da 8,5 miliardi di euro in scadenza fra due settimane; tuttavia il programma si basa sul presupposto che nel 2011 la Grecia sia in grado di fare ritorno sul mercato dei capitali e questo, sottolineano gli esperti, è una valutazione troppo ottimistica.
A rendere ancora più tesi i mercati hanno contribuito anche le dichiarazioni della cancelliera tedesca Angela Merkel e del suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, favorevoli a individuare meccanismi di «insolvenze controllate» per gli stati della zona euro a rischio bancarotta.
Tensioni sul mercato del credito
In questo scenario l'euro si è indebolito contro il dollaro: la moneta unica europea è arrivata al minimo in serata di 1,2979. Un livello che non si vedeva da oltre un anno. Pressione anche sul fronte del reddito fisso. Il rendimento del bond triennale greco è tornato al 14%, il livello precedente al via libera sul programma di aiuti per la Grecia, mentre per le strade della capitale migliaia di cittadini hanno manifestato contro i pesanti tagli a salari e pensioni, e domani la protesta sfocerà in uno sciopero generale che paralizzerà il Paese.
Pressioni anche sui Cds per il timore di un rischio contagio tra i paesi periferici dell'Euro zona. Secondo i dati di Markit, il costo del cds su Madrid è salito a 212 punti base da 163 ieri, mentre il costo da sostenere per assicurarsi sul debito del Portogallo è cresciuto a 366 punti da 284. In aumento anche lo spread sui cds dell'Irlanda che si sono assestati a 225 punti base, 36 punti in più di ieri. Rimane ancora su livelli di tranquillità, ma registra aumenti anche l'Italia: il costo dei cds è salito di 16 punti a 158 punti.
Tra le blue chip italiane è il tonfo del settore bancario che, come al solito, ha "piombato" il paniere principale. Vendite sulle banche, che hanno risentito, oltre che dei dubbi sulla situazione greca, anche dell'iniziativa annunciata ieri dalla Consob. Ieri la Commissione ha chiesto la convocazione dei cda di UniCredit, Intesa Sanpaolo, Bnp, Popolare di Verona e Mps per rivedere le procedure di vendita dei servizi finanziari, dopo aver riscontrato che le esigenze di budget avevano prevalso sugli interessi dei clienti. È sprofondata (-5,84%) Fiat, all'indomani della pubblicazione dei dati sulle immatricolazioni italiane di aprile. Nel mese il Lingotto ha fatto peggio del mercato (-15,6%), accusando una flessione del 26%.
Giù Telecom Italia, nonostante i conti della controllata brasiliana Tim Participacoes, che nel primo trimestre ha mostrato un utile di 30 milioni di reais contro una perdita di 165,2 milioni nello stesso periodo del 2009, oltre che dal giudizio positivo di Rbs in vista della trimestrale che sarà resa nota giovedì. In rosso Pirelli , che a mercati chiusi ha comunicato il via libera del cda al piano di separazione di Pirelli Re dalla holding Pirelli & C. La separazione avverrà «con l'assegnazione della pressoché totalità delle azioni Pirelli Re in portafoglio agli azionisti ordinari e di risparmio Pirelli & C.» e tramite «la riduzione volontaria del capitale di quest'ultima per un importo corrispondente al valore della controllata dell'immobiliare».
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