Un test nella galleria del vento del Politecnico, ma anche un sistema di ancoraggio delle radici degli alberi, un monitoraggio costante con applicazioni domotiche per il Bosco verticale, primo grattacielo ecologico di Milano, pensato da Stefano Boeri.
La maxi riqualificazione urbana di Porta Nuova sviluppata da Hines Italia con l'assegnazione di due gare da 200 milioni di euro per la realizzazione di due ampi lotti dell'intervento entra ora nella fase centrale. Tocca da un lato alle cooperative Unieco e Cmb per il comparto delle ex Varesine, mentre la parte relativa all'Isola vede all'opera gli altoatesini di Zh General Construction, società specializzata nell'edilizia sostenibile.
L'obiettivo è quello di realizzare all'interno di un'area da oltre 300mila metriquadrati con solo edifici certificati con il sistema nordamericano del Leed (Leadership in energy and environmental design).
Particolarmente attesa la partita relativa all'Isola per 29mila metriquadrati: si tratta di realizzare oltre alle due strutture residenziali di Boeri (105 e 75 metri) gli edifici firmati dagli architetti di fama internazionale William Mc Donough (uffici per 6.300 metri quadrati) e Lucien Lagrange (residenziale su 4 piani di altezza).
I tempi per i lavori sono stretti, entro il 2013 Hines conta di vedere completate tutto il nuovo quartiere di Porta Nuova: «Adesso stiamo preparando le ultime gare – ha spiegato Manfredi Catella, presidente e Ad di Hines Italia – diciamo che tra opere pubbliche e il resto degli edifici saremo vicini ancora ad un ammontare di 200 milioni di euro di interventi».
Tra le imprese appena selezionate c'è la ZH che entro aprile ha programmato di veder diventare operativo il suo cantiere. Per la società con sede vicino a Bolzano non si tratta del primo intervento su Milano, stanno lavorando con la famiglia Cabassi a Milanofiori, ma è sicuramente impegnativo visto che nel momento di maggiore attività richiederà la presenza sul sito dei lavori di 140 persone. «La difficoltà di questo appalto – ha spiegato, Werner Zimmerhofer, presidente di ZH – risiede nelle tempistiche, molto strette, ma stiamo già preparando l'apertura dei cantieri».
I due edifici progettati da Stefano Boeri si candidano a diventare uno dei landmark della Milano che cambia e guarda all'Expo 2015. Pensati come rivestiti di una distesa di verde fino a rappresentare quasi un bosco, le due torri prevedono 120 alberi di grandi dimensioni, 544 di taglia media, oltre 4mila piccoli arbusti. Gli alberi così disposti sulle quattro facciate dei due immobili proteggeranno l'intera struttura dall'irraggiamento eccessivo dei mesi estivi mentre lasceranno passare la luce in quelli invernali. Ma anche daranno un contributo a combattere l'inquinamento acustico, alla cattura delle polveri sottili, oltre a rilasciare umidità e produrre ossigeno. Per verificare la fattibilità di un simile progetto sono state necessarie analisi di micrometeorologia, prove presso la galleria del vento, un calcolo preciso sul dimensionamento delle vasche contenitrici delle piante.
È stato anche studiato tutto il capitolo legato alla sicurezza sia per fronteggiare il rischio di rotture accidentali o di ribaltamento degli alberi, sia per l'incolumità di chi farà la manutenzione. Ma anche in relazione agli effetti del vento particolarmente incisivo a quelle altezze. Le piante in un mix di sempreverdi e foglianti (scelte per la loro capacità di vivere nelle condizioni previste e per non creare problemi di allergie) quando saranno messe a dimora potranno arrivare a 6 metri di altezza.
«È necessario verificare le piante una per una – ha spiegato Laura Gatti, la paesaggista agronoma chiamata insieme a Emanuela Borio come consulente – il momento critico è relativo ai primi due anni, poi le radici saranno ben compenetrate nel vaso. Quindi toccherà alla manutenzione per verificare che gli alberi rimangano nei parametri stabiliti». Sensori monitoreranno la crescita, il bisogno d'acqua, lo stato delle vasche, il costante ancoraggio. Ogni vasca conterrà 5 metricubi di terra ed il sistema di innaffiamento sarà centralizzato con sonde all'interno delle aiuole per segnalare quando l'umidità si abbassa troppo. Per innaffiare verrà sfruttata l'acqua di falda utilizzata anche per le pompe di calore: complessivamente si tratta di un sistema di irrigazione che consta di 6.500 metricubi all'anno. Anche la distribuzione delle piante è stata studiata: non è casuale o esclusivamente ecologica, ma riveste anche caratteri ornamentali per far sì che l'intero complesso verde sia riconoscibile come un sistema architettonico per tutta la facciata.
«Il fatto di avere una cortina di alberi – ha commentato l'architetto Stefano Boeri – crea un micro clima con 2-2,5 gradi in meno d'estate. La terra pesa e questo ha voluto dire attenzione alle strutture. Una rete elettrosaldata sul fondo garantirà l'ancoraggio degli alberi».
Contemporaneamente è stato aggiudicato anche il lotto, all'interno delle ex Varesine, che prevede nove edifici residenziali per oltre 40mila metriquadrati, tra questi soprattutto due grattacieli: quello griffato dallo studio di Miami, Arquitectonica, la Torre Solaria da 143 metri affiancato dall'altro immobile alto 69 metri, la Torre Solea, questa volta firmato dallo studio milanese Caputo Partnership.

Milano e la sfida della modernità (di Paolo Caputo)
Uno sviluppo senza senso civile (di Vittorio Gregotti)
FOTO / Il volto verde di Porta Nuova

Le torri "verdi" nel quartiere Isola di Milano
L'abc del progetto "Bosco verticale"
I principali grattacieli milanesi in ordine di altezza
 

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