Idillio post-elettorale finito? Chissà. Certamente il dibattito sulle riforme possibili e venture si arricchisce di un ulteriore episodio della lunga saga dal titolo «Fini la pensa diversamente da Berlusconi». Il premier, da Parigi, non ha fatto in tempo a finire il concetto sull'impossibilità di adottare in Italia il modello semi-presidenzialista francese completo di doppio turno, che il presidente della Camera gli ha dato un nuovo dispiacere. Non è «possibile», ha spiegato Fini, introdurre il modello del semipresidenzialismo francese senza il doppio turno.

Cosa ha detto Berlusconi
Per le riforme istituzionali «prendiamo ad esempio il presidenzialismo francese», ma «senza prendere tutto» il sistema. Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa a Parigi con il presidente francese Nicolas Sarkozy. Berlusconi ha infatti sottolineato di pensare a un sistema di voto «a turno unico», a differenza di quello francese che prevede il doppio turno, sia per l'elezione del Capo dello Stato sia del Parlamento. Berlusconi ha quindi messo in evidenza che al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stata presentata solo «una bozza di lavoro» sulle riforme e che ogni decisione su quale modello adottare scaturirà dal dibattito parlamentare. Tra le altre priorità indicate dal premier, «una grande riforma della giustizia» e una riforma del «sistema fiscale» con l'obiettivo di un suo «ammodernamento».

Berlusconi ha ipotizzato, riferendosi al turno unico, «l'elezione del Parlamento e del Presidente nello stesso giorno». È a questo, ha spiegato, che «si sta cominciando a lavorare» attraverso un avvio di discussione in Consiglio di ministri, quindi nella maggioranza, nei gruppi parlamentari, per arrivare a una proposta che «il governo farà propria» per presentarla all'esame del Parlamento.

Cosa ha replicato Fini
Le differenze di vedute sulla legge elettorale si possono chiarire, l'importante è «evitare una scorciatoia: di prendere parti di un modello e applicarlo su altri modelli», perché «il rischio è che il sistema non tenga». Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, parlando con i cronisti di due agenzie di stampa nel centro di Roma.

Secondo Fini, inoltre, la logica che deve ispirare l'approccio alle riforme è quello di guardare all'interesse generale. A chi gli chiede infatti se con il doppio turno si rischi di sfavorire il Pdl a causa dell'astensionismo, Fini risponde: «Sono valutazioni legittime, ma relative a logiche che sono dei partiti, mentre le riforme dovrebbero essere fatte con un'ottica che non può essere di questa o quella parte, ma nell'interesse generale». Quanto a Berlusconi, «tutto si può chiarire». Con il capo del governo - ha aggiunto la terza carica dello Stato - «mi vedrò la settimana che viene».

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