«Ragazzino» e «Grassone». «Little Boy» e «Fat Man». Si chiamavano così, le due bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki ed erano completamente differenti: due modi di concepire l'arma totale, una all'uranio 235, l'altra al plutonio 239. Le forze armate americane decisero di "testare" dunque due armi profondamente diverse per muovere i primi - tragici e inumani - passi nell'era atomica, in quella follia della mutua distruzione assicurata, la cosiddetta Mad (pazzia, ma soprattutto Mutual assured distruction) che ha guidato, dal 1949, da quando i sovietici ebbero la Bomba le relazioni internazionali fino ai giorni d'oggi, passando dalla guerra fredda, all'apice della tensione della crisi di Cuba fino al confronto Usa-Urss del 1985, quando le testate nucleari (A) e termonucleari (H) erano circa 70mila, quasi tre volte quelle presenti negli arsenali odierni per arrivare adesso al rischio di proliferazione coreana e iraniana e alla temutissimo terrorismo nucleare, teorizzato fin dal 1973 da John McPhee.
Little Boy funzionava in base al principio «gun-type» dove una sorta di cannone spara un proiettile di uranio, di massa sub-critica contro un altro elemento di uranio, sempre sub-critico, fino a costituire una massa critica che dà inizio alla reazione a catena. La bomba che distrusse Hiroshima aveva una potenza di circa 15 kiloton, ovvero 15mila tonnellate di tritolo, era lunga tre metri, larga 71 centimetri e pesava 4,4 tonnellate.
Del tutto diversa, e più potente, Fat Man, che sfruttava invece l'energia prodotta dalla fissione di nuclei di plutonio. Le masse subcritiche erano disposte - secondo una configurazione ideata dallo scienziato di Los Alamos, Seth Neddermeyer, - sulla superficie di una sfera. Queste masse erano spinte le une contro le altre a formare una massa ipercritica da alti esplosivi accuratamente disposti. Questa configurazione, chiamata ad implosione, era - ed è - parecchio più efficiente di quella rudimentale usata per Little Boy. Permetteva di usare meno combustibile nucleare e di aumentare lo "yield", ovvero la potenza distruttiva. Ovvero questo schema dava agli Usa la possibilità di costruire più bombe con la stessa quantità di materiale fissile. Fat Man aveva uno yeld di 21 kiloton, era lunga 3,25 metri e larga 1,5 metri: in pratica una sfera con un gruppo di alettoni stabilizzatori e pesava 4,65 tonnellate.
Entrambi erano dunque enormi e costituirono le armi totali per costringere il Giappone, peraltro già stremato, alla resa. Gli Usa con il secondo bombardamento volevano far credere di essere in possesso di un arsenale più ampio, che però venne costruito solo in seguito, con una proliferazione di armi nucleari sia strategiche sia tattiche con potenza variabile da meno di un kiloton a parecchi megaton sviluppati dalle bombe H, vere e proprie la doomsday machine, macchine del giudizio universale di enorme potenza che sfruttano l'energia liberata dalla fusione di atomi di deuterio indotta a sua volta da un'esplosione atomica da fissione di plutonio, secondo uno schema ideato da Edward Teller e Stanislav Ulam, sulla base di teorie e concetti sviluppati da Fermi e convalidati dai calcoli di John von Neumann, grande cibernetico del progetto Manhattan che realizzò il calcolatore Edvac (padre di tutti i computer attuali) e ispirò il personaggio del Dottor Stranamore.
Il terrorismo nucleare non è soltanto un'ipotesi
La Bomba islamica
Il club nucleare
Le bombe di Hiroshima e Nagasaki
Esperimenti ed esplosioni atomiche
La Bomba nelle immagini e nella storia
©RIPRODUZIONE RISERVATA