Il leader dei conservatori David Cameron è il nuovo primo ministro della Gran Bretagna. La nomina è stata ufficializzata da un breve comunicato di Buckingham Palace nel quale si dice che Cameron ha accettato l'incarico e «ha baciato le mani», una formula, spiegano le tv, che non è letterale: un tempo avveniva ma ora si tratta probabilmente solo di una stretta di mano. I Tories, che hanno vinto le elezioni del 6 maggio senza però raggiungere la maggioranza assoluta, hanno trovato un accordo con il Liberademocratici di Nick Clegg, terza forza del Parlamento, e tornano al potere dopo 13 anni di governi laburisti. Davanti al numero 10 di Downing Street ha detto che formerà una «coalizione piena» con i liberal-democratici per «un governo solido» che «affronti i problemi del paese, primo fra tutti il deficit».

Tra i principali obiettivi del suo governo, ha detto Cameron, «ricostruire la famiglia, ricostruire le comunità, ricostruire la responsabilità». Ha promesso onestà nell'azione di governo nell'affrontare i problemi - primo fra tutti il deficit - e ha reso omaggio al suo predecessore Gordon Brown «per il suo lungo servizio» e al Labour «grazie al quale la Gran Bretagna è più aperta al suo interno e più compassionevole all'estero».

Il nuovo primo ministro ha ammesso che governare in coalizione «presenta difficoltà», ma con i Libdem si può immediatamente iniziare a lavorare per affrontare i problemi del Paese. Cameron, accompagnato dalla moglie Samantha, è stato accolto da una folla festante. Dopo il suo breve discorso, è entrato per la prima volta da rimo ministro all'interno dle numero 10.
Secondo quanto si apprende, i dettagli sui nomi dei ministri emergeranno solo domani.

Nick Clegg, come dicevano alcune indiscrezioni, confermate nella notte italiane da Downing Street, sarà vice primo ministro di un governo che non ha precedenti nella storia moderna di questo Paese. Ma gli assetti ultimi del governo che verrà sono ancora tutti da definire. Le dimissioni di Gordon Brown sono arrivate al termine di una giornata densa di colpi di scena, ma prima della formale accettazione degli accordi da parte dei parlamentari e della base elettorale di entrambi i partiti, quello Tory e quello liberaldemocratico.

Che le cose sarebbero andate nella direzione auspicata da David Cameron si era capito a metà pomeriggio quando Brown aveva annunciato che i Laburisti si ritiravano dal negoziato con i liberaldemocratici lasciando al tavolo i soli conservatori. Perché questo sia avvenuto non è ancora del tutto chiaro. Ma fra i deputati laburisti da giorni crescevano perplessità verso un accordo che non aveva base parlamentare e molte più divergenze programmatiche di quanto fosse prevedibile. Una trattativa che è precipitata nel giro di 24 ore spianando al strada alla strana, anomala intesa fra Tory e LibDem.

Due leader quarantenni alla prova del governo (di Leonardo Maisano)
Clegg tratta sui due fronti. Brown lascia la guida del Labour ma dialoga coi Libdem
DOSSIER / Elezioni in Gran Bretagna

 

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