«Sei disonesta, ti faccio vedere i sorci verdi» si può dire senza commettere reato. La Corte di Cassazione, continua la "scrittura" del manuale di bon ton inserendo ed escludendo le frasi che si possono dire e quelle proibite.

Con la sentenza n. 8006 (vedi www.guidaaldiritto.ilsole24ore.com) gli ermellini hanno sdoganato l'espressione «sei disonesta ti faccio vedere i sorci verdi», censurata invece dal procuratore generale, che aveva fatto ricorso contro l'assoluzione del giudice di pace di Nuoro perché, a suo avviso, l'espressione usata conteneva sia un'ingiuria, sia una minaccia.

Decisamente più di manica larga il collegio di piazza Cavour che considera l'epiteto «disonesta», pronunciato nel corso di una lite sorta per motivi di interesse, non lesivo dell'onore e del decoro ma il semplice risultato di una «plausibile animosità e di un legittimo sfogo mirato a contrastare le avverse ragioni».

Bocciata anche la lettura minacciosa della frase riferita ai sorci verdi: un'espressione che deriva da un disegno con tre topolini riprodotto sulla fusoliera dei trimotori "Savoia-Marchetti" emblema ai tempi del fascismo delle coraggiose e fortunate imprese degli aviatori della 205° squadriglia aeronautica famosa per la trasvolata Roma-Rio de Janeiro. La frase era intesa, interpreta la Suprema Corte, a manifestare l'intento di usare tutti i mezzi possibili per affermare il proprio diritto a riavere indietro un appartamento oggetto del contendere.

 

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