Prima lettura superata alla Camera per il ddl lavoro, approvato ieri con 259 voti favorevoli, 214 contrari e 35 astensioni. Ora il testo passa al Senato (l'esame in Commissione lavoro dovrebbe iniziare già la prossima settimana) con la prospettiva, assai probabile, di ulteriori ritocchi. «Allo stato riteniamo che non ci sia questa esigenza ma è doveroso fare un approfondimento ulteriore» ha ammesso il sottosegretario al Lavoro, Pasquale Viespoli, mentre il ministro Maurizio Sacconi, nella nota di «soddisfazione» diffusa ieri dopo il voto definitivo, osservava che «il Senato avrà ora la possibilità di un ulteriore esame del testo verificando soprattutto la semplicità e l'interpretazione certa delle norme in funzione di una loro più agevole applicazione».
Il nodo da sciogliere resta sull'arbitrato (articolo 31, comma 9), anche se ufficialmente rimane l'ordine del giorno approvato dalla maggioranza che bolla come «ininfluente» l'emendamento del Pd approvato contro il parere del governo. Il ritocco introdotto è di una sola parola: «controversie insorte» anziché «controversie che dovessero insorgere» e per i proponenti cambia tutto a favore del lavoratore che in caso di controversie appunto (licenziamenti esclusi) potrà decidere volta per volta se affidarsi a un arbitro oppure ricorrere al giudice del lavoro.
Ieri Sacconi, in riferimento all'insieme delle correzione apportate alla Camera, ha parlato di «utili aggiustamenti» consentiti dalla richiesta di riesame del capo dello Stato, «che sarebbero stati altrimenti risolti dalla contrattazione collettiva». L'arbitrato per equità, ha poi sottolineato il ministro, offre una più tempestiva soluzione dei conflitti di lavoro in un paese gravato da un contenzioso enorme: 1,5 milioni di cause pendenti cui si aggiunge un flusso di 400mila nuove cause l'anno per una durata media dei giudizi «che va dai cinque ai sette anni se il procedimento arriva in Cassazione».

Ieri nei commenti sindacali si sono riprodotte le stesse posizioni della vigilia. Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, dopo aver registrato la sconfitta della maggioranza sull'emendamento del Pd, ha ribadito che il testo è comunque incostituzionale e che «qualsiasi ricorso al giudice del lavoro ne bloccherà l'attuazione». «Lo Statuto dei lavoratori – ha aggiunto Epifani – è figlio dei valori della Costituzione: se si attacca lo Statuto si attaccano i fondamenti della Carta, non solo l'articolo 1, ma anche il passaggio dove si dice che non si può mettere sullo stesso piano chi lavora e chi assume: mettere sullo stesso piano chi non è uguale è il fondamento degli attacchi alla condizione di chi lavora».

Una visione opposta quella di Cisl e Uil, firmatarie con un'altra trentina di organizzazioni dell'accordo dell'11 marzo per l'applicazione dell'arbitrato su aree di controversia che verranno definite in un accordo interconfederale da approvare entro un anno dal varo della legge. Raffaele Bonanni ieri s'è detto contento del testo approvato. «Un arbitrato da scegliere liberamente è l'obiettivo che volevamo cogliere, cioè quello di ottenere l'arbitrato che noi abbiamo già disegnato nel sistema contrattuale e che aveva bisogno però di forza giuridica, che ora ha attraverso ciò che è passato. Un lavoratore – ha concluso Bonanni – può scegliere di ricorrere all'arbitrato oppure al giudice senza alcuna remora».

Luigi Angeletti in una nota ha confermato «il ruolo decisivo giocato dall'avviso comune sottoscritto lo scorso mese di marzo. Con la istituzionalizzazione dell'arbitrato – ha poi osservato il segretario generale della Uil – ora i lavoratori hanno un'opzione in più per fare valere i loro diritti. Un'opportunità a vantaggio soprattutto di quei lavoratori che non sono tutelati da altre norme del nostro ordinamento».
Di uno strumento in più per risolvere le controversie di lavoro ha parlato anche Nazzareno Mollicone (Ugl), mentre la presidente dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, ha auspicato un esame celere e senza polemiche al Senato: «Le norme che introdurranno il nuovo arbitrato nelle controversie di lavoro – ha osservato – avranno bisogno di regole operative precise e condivise. Per questo è importante convocare un tavolo tecnico tra i protagonisti del mondo del lavoro per stilare linee guida per chi opererà da arbitro».

Il testo del Collegato Lavoro con le ultime modifiche

 

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