Quest'ultima è stata pagata da da poco più di 31 milioni di contribuenti su un totale di 41 milioni (+0,33% in rapporto alla precedente tornata di dichiarazioni) e la sua incidenza sul reddito complessivo (la cosiddetta aliquota effettiva) è stata dunque del 18,7 per cento.
Quanto al tipo di reddito, i guadagni medi da lavoro dipendente denunciati al Fisco sono stati pari a 19.640 euro (+1,9% rispetto all'anno precedente), quelli da pensione sono arrivati a 13.940 euro (+3,7%), quelli da partecipazione a 17.350 (-2,4%). I redditi d'impresa e da lavoro autonomo, invece, si sono fermati rispettivamente a 18.140 e 38.890 euro. Rispetto al 2007 i redditi d'impresa hanno subito una diminuzione dello 0,5%, mentre quelli da da lavoro autonomo hanno fatto registrare un incremento del 2,6.
Sono questi alcuni dei dati più interessanti che emergono dalle statistiche definitive del Dipartimento delle Finanze – diffuse ieri – sulle dichiarazioni Irpef presentate nel 2009 (relative al periodo d'imposta 2008). Si tratta di statistiche molto interessanti perché il 2008 è stato caratterizzato, soprattutto nella seconda parte dell'anno, dall'impatto della crisi economica internazionale, per effetto della quale il Pil italiano in termini reali ha subito una flessione dell'1,3%, mentre l'inflazione si è attestata al 3,3 per cento.
Va osservato, in ogni caso, come la quota complessiva di redditi da lavoro dipendente e pensione abbia raggiunto l'80,3% del totale. Più ridotta la componente rappresentata dai redditi da partecipazione (5%), d'impresa (4,2%) e da lavoro autonomo (4%).
La crisi economica iniziata nella seconda metà del 2008 – e acuitasi nel corso del 2009 – ha avuto perciò un impatto negativo (sia pure minimo) sulle attività d'impresa (relative soprattutto ai settori del commercio, manifatturiero e edile), mentre hanno resistito meglio i lavoratori autonomi (in genere, titolari di attività professionali, scientifiche e tecniche) che hanno addirittura aumentato i loro introiti.
Restano intatte invece le enormi disomogeneità sulle classi di reddito evidenziate in questi anni dalle indagini statistiche del dipartimento delle Finanze. Più o meno la metà dei contribuenti (21 milioni) dichiara non oltre 15mila euro annui e circa due terzi non più di 20mila. In pratica, quasi il 90% degli italiani dichiara redditi Irpef inferiori a 35mila euro annui.
Sono 10 milioni, inoltre, i contribuenti che non versano l'imposta sulle persone fisiche, perché si collocano nelle fasce di esonero oppure perché hanno fatto valere detrazioni tali da azzerare il debito tributario.
All'estremo superiore della classifica, invece, appena l'0,95% dei contribuenti denuncia redditi superiori ai 100mila euro (poco meno di 400mila), pagando però il 18% del totale dell'imposta. Il 52% del totale dell'Irpef proviene dal 13% dei contribuenti con redditi oltre i 35mila euro. In termini assoluti, sono appena 77.273 i "ricchi" (ovvero coloro che hanno esposto in dichiarazione redditi che vanno oltre i 200mila euro).
Nel 2008 poi c'è stata la novità dei 506.000 "contribuenti minimi" che anno dichiarato un reddito medio di 8.840 euro per un'imposta sostitutiva netta media di 1.770 euro (si veda l'articolo in pagina 13).
In materia di semplificazioni, sempre più gradito è il «730» (modello più facile da compilare e che garantisce un rimborso immediato dei crediti) utilizzato ormai dal 40% degli italiani. Hanno adoperato il nuovo "Unico Mini" (studiato per le situazioni meno complesse) 100mila contribuenti.


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