Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, teme che la legge di riforma delle professioni annunciata dal ministro Alfano si traduca in «uno schiaffo alle nuove generazioni» e annuncia che, se tutte le ipotesi finora circolate saranno confermate, «la maggioranza si dovrà aspettare tutta la nostra opposizione».

Ma dietro le dichiarazioni bellicose dell'autore delle ultime liberalizzazioni che hanno interessato anche le attività professionali, c'è una proposta alternativa di legge-quadro che il Pd intende rilanciare. Il testo parte dal Ddl Bersani-Mastella, presentato dal governo Prodi la scorsa legislatura a seguito di una fase di consultazione con tutti gli Ordini, le categorie, le associazioni e le organizzazioni sindacali interessate.

Ieri il responsabile economia e lavoro del Pd, Stefano Fassina, e il presidente del Forum Giustizia, Andrea Orlando, hanno annunciato una riunione di coordinamento sul tema con i gruppi parlamentari per la prossima settimana. «Si tratta di una legge di principi – hanno spiegato - per affrontare in chiave di modernizzazione temi cruciali quali il raccordo sistematico con l'istruzione universitaria, l'accesso alla professione senza vincolo di predeterminazione numerica, la disciplina per un dignitoso, efficace e remunerato tirocinio, le modalità e le forme di esercizio della professione, la previsione di una forma di assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile e il riconoscimento delle associazioni di esercenti attività non regolamentate in ordini».

Nel giorno della convocazione degli «stati generali» al ministero della Giustizia, la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, ha chiesto di sospendere l'esame della riforma dell'ordinamento forense. «Bisogna fare in modo che i giovani professionisti non abbiamo tutte le barriere che questo testo mette anche alla pratica forense», ha sottolineato. Critiche all'iniziativa di Alfano sono giunte anche dai Radicali, che ieri hanno manifestato in via Arenula. Per il segretario Mario Staderini il ministro deve spiegare «come sia possibile fare una riforma delle professioni che «metta al centro il cittadino», se a scriverla saranno gli Ordini professionali in contrasto con le norme dell'Unione europea e con le indicazioni dell'Antitrust italiano». (D. Col.)

 

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