Giovani avvocati a partita Iva, con tutti gli oneri dell'assenza di garanzie e senza gli onori di una retribuzione dignitosa. Oppure con il badge in tasca e lo stipendio fisso a fine mese: legali in carriera ma con un solo cliente, il grande studio associato che passa loro le pratiche. In entrambi i casi, sono collaboratori ma più simili a dipendenti. Eppure l'avvocato – per l'ordinamento professionale italiano – non può essere un lavoratore subordinato. «Un'assunzione – ha più volte spiegato il presidente dell'Oua, Maurizio de Tilla – è del tutto incompatibile con l'indipendenza della libera professione legale, proprio a garanzia della clientela». Tanto che il dibattito interno all'avvocatura sul testo di riforma della professione forense – in corso d'esame al Senato – ha trascurato del tutto l'eventuale inquadramento contrattuale degli avvocati. Che in Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania, negli studi medio-grandi, è una modalità di esercizio consentita e regolamentata.

Tuttavia, il grande affollamento che affligge la categoria (220mila gli iscritti all'Albo e 14mila i nuovi ingressi annuali), unito agli effetti della crisi economica che ha messo in ginocchio molti studi (per il Cup il 70% dei professionisti denuncia cali di fatturato del 40%) pone il problema di assicurare un sostegno e una prospettiva di sviluppo a una generazione di giovani che, solo in minima parte, riuscirà a farsi una targa d'ottone, sgomitando in un regime di concorrenza tutta al ribasso.
Se per segretarie e dipendenti degli studi, insomma, è scattata la cassa integrazione in deroga (secondo Confprofessioni, sono rimasti a casa in 3.603, a marzo, +20% rispetto a febbraio), per i collaboratori il rapporto si interrompe dall'oggi al domani, se manca il lavoro, se le parcelle non vengono pagate o, semplicemente, per una gravidanza. Così anche l'ipotesi di legare l'iscrizione all'Albo all'esercizio continuativo della professione e a un minimo di reddito annuo rischia di essere una mannaia per questi giovani.

Le best practice Asla
Aldilà della crisi, la questione è fortemente sentita dai grandi studi associati (concentrati per lo più a Roma e Milano). «Noi – spiega Giovanni Lega, presidente di Asla, il club che li riunisce – ci confrontiamo con le law firms straniere e siamo strutturati come realtà d'impresa. Per questo abbiamo necessità di stabilizzare, nel reciproco interesse, il rapporto con i nostri giovani associati. Per questo Asla ha quasi ultimato una serie di best practice che, non potendo essere un contratto di assunzione, impegnino, datore di lavoro e collaboratore, a diritti e doveri. Ad esempio, si lasciano 4 settimane per preparare l'esame forense, si definisce un periodo retribuito per maternità e ferie, ma anche un minimo di preavviso per interrompere il rapporto di lavoro».

Una "torta" più piccola
Tenere conto di questi colleghi, per evitare una divisione per censo all'interno della categoria (parzialmente già in atto) è poi una necessità alla luce dei dati di Cassa forense, che dal 15 al 18 aprile terrà a Baveno-Stresa la sua nona conferenza nazionale. Il reddito medio del 2007, infatti, pari a 51.314 euro è di fatto inferiore a quello del 1994 che si era attestato a quota 51.990. Mentre il volume d'affari medio, a quota 75.647 nel 2007, è di gran lunga al di sotto di quei 82.129 euro del 1994, anno che appare una sorta di sbiadita età dell'oro per una categoria a rischio di proletarizzazione.

I giovani in affanno
Difficoltà che si accentuano poi per i giovani, contribuendo a generare quel fenomeno di non tracciabilità di molte esperienze in atto negli studi. I legali con meno di 45 anni, sempre nella lettura di Cassa forense, alla quale sono iscritti circa 144.000 avvocati (con una forbice rispetto agli iscritti all'Albo all'interno della quale si collocano probabilmente avvocati sotto reddito minimo), rappresentano circa il 60% del totale, ma guadagnano solo il 40 per cento. Situazione che si riproduce poi per le donne, cresciute dal 7% al 40%, ma destinate a guadagnare lungo l'arco della carriera il 20% in meno degli uomini.

 

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