Scherzi del calendario. Dispetti che costano cari. La Lazio prende per le orecchie la Roma e la rimette in fila dietro all'Inter con una partita non falsata, ma semplicemente blanda. L'Inter conquista tre punti facili facili all'Olimpico, anche se i puristi storceranno il naso. Prova che, nel calcio, contano anche le motivazioni, e la squadra di Mourinho era certo più motivata di una Lazio sostanzialmente salva e poco incline, dunque, a immolarsi per la sua peggior nemica. Tutto qui. Senza gridare allo scandalo.

La festa dell'Olimpico comincia a distanza nel pomeriggio e porta il nome dello ‘sciagurato' difensore dell'Atalanta Peluso che, a una manciata di minuti dal fischio finale, sgretola con un autogol i sogni dei bergamaschi pareggiando i conti contro il Bologna e mettendo di fatto la Lazio in una posizione di classifica sufficientemente tranquilla per potersi permettere una serata senza patemi. Il gol di Samuel, allo scadere del primo tempo, è accolto da un boato unanime e da uno sventolio congiunto di sciarpe nerazzurre e biancocelesti. L'Inter spreca tanto, la Lazio non spinge, il solo Kolarov approfitta della vetrina (Moratti lo corteggia da un pezzo) per pavoneggiarsi con l'unica conclusione degna di tale nome sul fronte d'attacco laziale. Poi più nulla, fino al raddoppio di testa di Thiago Motta, accolto con lo stesso ardore da una tifoseria che alla propria squadra ha perdonato tante sconfitte, figuriamoci questa. Il duello al vertice continua ma la strada è tracciata.

Così come sostanzialmente assegnato è il terzo posto del Milan (che sabato ha battuto con un risicato rigore la Fiorentina). In casa rossonera sono ben altri i temi che tengono banco con Leonardo in partenza e la colonia brasiliana pronta a smembrarsi. Assolutamente avvincente è invece la lotta serrata per il quarto posto che vale i preliminari di Champions. Né Samp né Palermo perdono un colpo, ma il destino le metterà domenica prossima una di fronte all'altra per il verdetto finale in una partita che si preannuncia ad altissimo grado di spettacolarità.

I blucerchiati non senza qualche difficoltà si impongono sul Livorno, retrocesso ma orgoglioso, che si piega a una prodezza di Cassano e al raddoppio di Ziegler ma cercando di rendere cara la pelle. Stesso discorso per il Palermo che, vincendo 2-1 a Siena mette una pietra sopra alla permanenza in serie A dei bianconeri che riescono solo a rispondere con Calaiò ai gol di Cavani e Miccoli. Una di queste due grandi protagoniste del campionato, Sampdoria o Palermo, dovrà accontentarsi però di un posto in Europa League in compagnia di Napoli e Juventus (le altre antagoniste si sono fatte fuori da sole). La Juve pareggia col Catania, che si salva matematicamente .

Il Napoli liquida il Chievo. Le altre contendenti perdono tutte: la Fiorentina col Milan e il Parma con la Roma, negli anticipi di sabato, e il Genoa col Bari 3-0. In coda manca solo l'ultimo verdetto. Con il pareggio di ieri, nello scontro salvezza col Bologna, è l'Atalanta la squadra più accreditata a far compagnia a Livorno e Siena. Illusi dal gol di Guarente, i bergamaschi hanno preso coscienza di quei famosi segnali che etichettano una stagione: un rigore sbagliato, un tempo in inferiorità numerica e un'autorete nella partita più delicata della stagione non possono significare nulla di buono. Bene per il Cagliari e l'Udinese che possono permettersi un 2-2 con un finale da scampagnata dell'oratorio.

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