"Siamo a rischio di una deriva socialista", esclama inorridito un emissario della Fed quando un gruppo di top manager di Manhattan chiede un aiuto ingente al governo americano per affontare il crollo rovinoso delle borse. E' una scena di Wall Street 2: i soldi non dormono mai di Oliver Stone, presentato ieri fuori concorso alla 63 esima edizione del festival di Cannes, ma mai come ora potrebbe essere fatto di cronaca. Stone, tre volte premio Oscar, torna al mondo della finanza, con un film che non vuole essere il sequel della pellicola omonima girata nell' 87, anche se il protagonista è di nuovo Michael Douglas nelle vesti di Gordon Gekko, reduce da otto anni di galera per insider trading. "E' una storia famigliare, in cui i soldi, che nell'opera precedente erano al centro della storia, si bilanciano con gli affetti", spiega Stone, che si presenta alla stampa in giacca blu elettrico e in un'inedita versione con i baffetti sottili. Wall Street 2 inizia con l'uscita di Gekko dal carcere. Nessuno lo viene a prendere, in mano ha solo un telefonino preistorico, consegnatogli dall'agente di sicurezza assieme a pochi effetti personali. Ma in pochi anni si rialza: scrive un best seller, tiene lezioni magistrali, è ospite nei talk-show televisivi. Il suo obiettivo sono i soldi e la vendetta, che riuscirà a raggiungere grazie a un raggiro alla figlia Winnie (Carey Mulligan) e al suo promesso sposo Jake (Shia LaBeouf), anche lui immerso nel mondo della finanza, ma con spinte ideali e pulite. Alla fine Gekko saprà tornare sui suoi passi e mettere al primo posto i sentimenti.

La pellicola, che uscirà negli Stati Uniti il 25 settembre e in Italia in ottobre, ha un sapore melò, la sceneggiatura scivola a volte su banalità e retorica, ma strappa anche qualche risata. Soprattutto è estremamente attuale. "Il capitalismo è in crisi. Pensavo che il sistema si sarebbe corretto da solo dall'ubricatura in cui è piombato, ma così non è stato. Non ho soluzioni, sicuramente vorrei vedere riforme più serie in America". A spingere il regista e Douglas a ritornare sui passi di Wall Street, in cui Gekko era uno yuppie cannibale e senza scrupoli, inebriato dal successo delle borse, non è stata però la crisi economica iniziata nel 2008. «Ho cominciato a parlare con Michael di questo film già nel 2006, prima che il crack di Lehman Brothers come un domino impazzito coinvolgesse l'intero sistema finanziario. I fatti di cronaca ci hanno portato a modificare la sceneggiatura. Per capire meglio cosa stesse succedendo ci siamo riuniti a cena con venti operatori finanziari, che alle nostre domande sul futuro non riuscivano a trovare risposta. Guardando le crisi attuali, che coinvolgono Grecia, Inghilterra, Spagna e Portogallo, mi rendo conto che la situazione è peggiorata rispetto al 1987, quando girammo il primo Wall Street". Il problema vero però è quello morale, sottolinea il regista. "Il 70% dei broker agiscono per il proprio interesse. Anche mio padre lavorava nel settore, ma faceva il bene dei suoi clienti. La società oggi si divide tra chi ha soldi e chi non ne ha, creando un abisso fra le due classi: è un disuguaglianza inaccettabile". Forse a rinnovare il sistema potrebbe essere la Green economy, pallino di Jake, il cognato di Gekko. «Diventerà il nuovo business di punta a Wall Street, potrebbe essere la via d'uscita dalla crisi, ma alla fine i broker faranno sempre i propri interessi».

Anche Michael Douglas si dimostra ottimista solo sul suo ruolo di messaggero di pace dell'Onu, che riveste dal ‘98. "Mai come oggi siamo vicini al colloquio per il disarmo Usa-Russia. E al tavolo si siederanno anche India e Pakistan. E' formidabile". Con il viso visibilmente increspato dalle rughe, Douglas, ringrazia ironicamente il cronista che gli fa notare l'invecchiamento e torna sul suo personaggio: "Gordon Gekko ha l'opportunità di ripartire dal baratro in cui è caduto e rifarsi, ma se veramente è cambiato non lo sappiamo". Gli squali, spiega un personaggio di Wall Street 2, non muoiono mai, riappaiono in forme diverse e in un altro gioco.

TRAILER / Wall Street 2: il denaro non dorme mai
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