Il signor Rossi non esiste. Se esistesse, però, sarebbe proprietario di una villetta in Brianza, costruita tra gli anni 60 e i primi anni 80. Una casa di circa 160 metri quadrati, con il riscaldamento a metano e le finestre nuove di zecca: vetri ad alta efficienza installati grazie alla detrazione fiscale del 55% sul risparmio energetico.
Il signor Rossi non esiste. Non "questo" signor Rossi, perlomeno. Ma il suo ritratto riassume bene le caratteristiche medie dei 590mila italiani che finora hanno sfruttato lo sconto fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Il ritratto lo si ricava dalla Relazione 2008 elaborata dall'Enea, che sarà presentata domani a Roma nel convegno «Detrazioni fiscali per l'efficienza energetica» e poi pubblicata sul sito dell'ente. Raccontare le cifre consente di sfatare molti falsi miti sul 55 per cento. E, forse, di capire che ne sarà della detrazione. Perché il punto è proprio questo: ad oggi, è valida solo per le spese sostenute entro il 31 dicembre di quest'anno. Poi finirà, e i contribuenti potranno appellarsi solo al più magro 36%, che premia i lavori di ristrutturazione, compresi quelli per il risparmio energetico.
Tutto questo a meno di una proroga, che non va data per scontata, ma non è impossibile. Il ministero dello Sviluppo economico dà un giudizio del 55% «assolutamente positivo dal punto di vista tecnico». Si tratterà, se mai, di avere una visione d'insieme, considerando «il numero di pratiche ricevute, la caratterizzazione degli interventi, gli investimenti sostenuti», oltre al risparmio energetico conseguito e agli effetti indiretti come l'emersione del lavoro nero. Del monitoraggio 2007-2009 è stato incaricato appunto l'Enea. Dopodiché, spiegano dal dicastero guidato da Claudio Scajola, «si valuterà l'opportunità per un'eventuale proroga». Tanti signor Rossi ci sperano, così come le aziende produttrici, i progettisti e gli installatori.

Per ora, le cifre disponibili dicono che il 55% è una detrazione molto più "padana" di quanto si possa immaginare a prima vista. Dei 3,5 miliardi spesi nel 2008, praticamente la metà è riferita ai contribuenti di Lombardia, Veneto e Piemonte. E la percentuale sale al 61% se si include anche l'Emilia Romagna. Come dire: le quattro maggiori regioni del Nord hanno speso (e ricevuto, in termini di detrazioni) più di tutte le altre messe insieme.
«Su questo dato influisce probabilmente una quota di sommerso, che nelle regioni meridionali è più elevato, ma bisogna sottolineare l'effetto positivo che il 55% ha avuto anche al Sud, dove pur nell'esiguità degli importi ha fatto emergere una fetta di mercato che era in nero, ad esempio nel solare termico», commenta Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente.
Oltre alla geografia della detrazione, bisogna considerare gli edifici coinvolti. Nel 2008 il 43% degli interventi ha riguardato immobili realizzati tra il 1961 e il 1982, cui va aggiunto un 21% di edifici più recenti. A ben guardare, dunque, meno della metà dei "cantieri verdi" ha interessato edifici costruiti prima degli anni 60. E se è vero che molti dei palazzoni colabrodo sono proprio quelli costruiti negli anni del boom, è altrettanto vero che le case vecchie sono quelle che hanno più bisogno di adeguamenti. Ma qui, con ogni probabilità, la colpa non è del 55%, quanto piuttosto dei vincoli edilizi che pendono sugli immobili collocati nei centri storici.
Spulciando tra gli interventi agevolati, si vede bene anche il tipo di edifici che hanno beneficiato della detrazione: quasi tutte abitazioni (c'è solo un 5% di negozi, uffici e capannoni), pochi condomini e una maggioranza schiacciante di villette e palazzine di quattro, cinque o sei appartamenti. Una differenza che può essere spiegata con la difficoltà di deliberare nelle assemblee condominiali, ma anche con i costi maggiori per gli interventi su vasta scala.
Ancora più importante il tipo di interventi eseguiti: gli infissi assorbono metà delle pratiche, mentre tutti gli altri lavori si dividono il resto, con la sostituzione della caldaia e l'installazione dei pannelli solari nettamente più diffusi delle coibentazioni di tetto e pareti. Ecco perché l'immaginario signor Rossi ha le finestre nuove di zecca.

Tanta attenzione per gli infissi, però, si porta dietro un piccolo paradosso, perché l'intervento più gettonato è anche quello che rende meno in termini di risparmio energetico. L'Enea ha fatto i calcoli per il 2008: un proprietario che installa infissi ad alto rendimento, per tagliare i consumi di un MWh (megawattora) deve spendere 3.693 euro; se installa i pannelli solari, invece, può ottenere lo stesso risparmio con 856 euro (i dati completi sono a destra, nel grafico più in basso). «I cittadini hanno privilegiato l'opzione più semplice per modalità di installazione e procedure», commenta Giampaolo Valentini, a capo del gruppo efficienza energetica dell'Enea.
«Il fatto che tanti italiani abbiano cambiato gli infissi segna comunque un salto di mentalità positivo tra i consumatori. Poi ognuno parte da dove riesce, e chi ha fatto un intervento quest'anno magari ne farà un altro l'anno prossimo», replica Pietro Gimelli, dg di Uncsaal, l'associazione dei costruttori di serramenti in alluminio e acciaio. «Questi incentivi – prosegue Gimelli – hanno permesso a tante aziende di sopravvivere alla crisi migliorando lo standard dei propri prodotti».
Proprio da queste considerazioni si partirà per ragionare sul futuro del 55%, nel convegno di domani. Alcuni, come Uncsaal, ne chiedono la proroga così com'è. Altri cominciano a prospettare qualche correzione. Ad esempio – scrive l'Enea nella sua relazione – si potrebbero rimodulare i bonus sugli interventi più efficienti o su quelli non ancora incentivati, cercando magari di intaccare i consumi per il condizionamento estivo o sfruttando il potenziale ancora inespresso della cogenerazione. Oppure, suggerisce Zanchini di Legambiente, «anziché premiare alcuni tipi di tecnologie, si potrebbe ragionare in termini di classi energetiche degli edifici, dando la detrazione ai proprietari che certificano il miglioramento, passando ad esempio dalla classe G alla D, o dalla D alla C, comunque l'abbiano conseguito».

Anche se alla fine il parere decisivo sarà quello del ministero dell'Economia, chiamato a "pesare" il bonus in termini finanziari. I dati ufficiali sul 2009 saranno resi noti solo domani dai responsabili dello Sviluppo, ma Il Sole 24 Ore può comunque elaborare una stima, sulla base del numero di domande presentate l'anno scorso, 238mila in tutto. Tenendo conto che dall'anno scorso si può inserire solo un intervento per pratica, è probabile che la spesa media sia leggermente diminuita rispetto ai 14mila euro del 2008 (quando invece una domanda poteva riferirsi a più lavori): l'importo annuo, quindi, dovrebbe arrivare intorno ai 3 miliardi, con un totale nel triennio di circa 8 miliardi. Il che significa più di 4 miliardi di detrazioni.
Il guaio, sottolineano le imprese, è che ragionando in termini di spese agevolate si conteggiano solo i costi, e non i benefici. «Nessuno può dare numeri certi, ma il 55% comporta emersione di Irpef, Ires e Iva, oltre ai contributi Inps e Inail, senza contare i tagli alla emissioni inquinanti e il mantenimento della manodopera in un periodo di crisi», osserva Angelo Artale, direttore generale di Finco, sigla che rappresenta l'industria delle costruzioni. «Nel medio periodo il 55% si autofinanzia – sottolinea Artale – e non si capisce perché fino ad oggi l'unico a parlare di conferma sia stato il sottosegretario all'Economia, Luigi Casero, con una dichiarazione risalente allo scorso autunno. Anzi, la conferma del 55% potrebbe essere anche l'occasione per introdurre un "eco-prestito" a tasso zero, fino a 30mila euro, per i proprietari che investono per riqualificare il proprio immobile».

Le imprese vorrebbero come minimo una proroga triennale del 55 per cento. E la vorrebbero entro luglio o agosto, per evitare che si ripeta la corsa al bonifico di fine 2008, quando il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, aveva fissato uno stanziamento massimo (poi annullato) per la detrazione. Fu proprio la paura di perdere il bonus a spingere il 55% al suo anno record, con 247.800 domande. «Per noi è fondamentale dare un orizzonte certo al mercato, una proroga di un anno non sarebbe sufficiente. Ed è fondamentale tenere conto di quanto costano effettivamente i singoli incentivi: il solare sul totale ha un peso contenuto», osserva Valeria Verga, direttore generale di Assolterm, sigla che rappresenta il 70% del mercato italiano del solare termico per la produzione di acqua calda.
«Tagliare del tutto il 55% sarebbe un errore tragico – rileva Zanchini di Legambiente – ma non credo avrebbe molto senso farlo, perché sarebbe difficilmente sostenibile anche nell'ottica del piano europeo per le fonti rinnovabili». Nel dubbio, il signor Rossi (quello vero, comunque si chiami) guarda le pubblicità delle aziende che fanno leva sugli «ultimi mesi utili» per ottenere la detrazione, e si prepara a una nuova corsa al bonifico.
cristiano.delloste@ilsole24ore.com


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