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Theodore Roosevelt lo statista etico al servizio dei consumatori

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2010 alle ore 08:05.

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Quale personaggio del passato potrebbe aiutarci a ripartire?

Il dibattito estivo tra economisti è stimolo sì o stimolo no. Da un lato i sostenitori di un nuovo New Deal, capitanati da Paul Krugman, chiedono un ulteriore aumento della domanda pubblica per stimolare l'economia. Vogliono evitare un ripetersi del 1937 quando l'America, che stava uscendo dalla Grande depressione, ripiombò in recessione per una contrazione fiscale troppo rapida. Dall'altro, i sostenitori della disciplina di bilancio, capitanati dal governatore della Bce Jean-Claude Trichet, si preoccupano che deficit pubblici eccessivi possano mettere in dubbio la solvibilità dei vari stati, con conseguenze economiche estremamente negative.

Questo importante dibattito ignora un punto fondamentale: per quanto grande sia il rischio di una nuova recessione, il pericolo è minuscolo se messo a confronto con la possibilità di una crisi di sistema. Fino a quando la gente mantiene fiducia nel mercato e lo stato non interviene con espropriazioni e altre redistribuzioni arbitrarie, le economie capitalistiche hanno dimostrato un'enorme capacità di riprendersi, anche dopo momenti ben peggiori. Negli anni 30 fu proprio il venir meno di questo consenso, di questa fiducia, che creò un'enorme incertezza, con un conseguente crollo degli investimenti e un forte aumento della disoccupazione.

Il consenso per l'economia di mercato è sempre a rischio quando una recessione rende meno palesi i benefici economici di un sistema basato sulla libera iniziativa. Ma questo rischio aumenta esponenzialmente quando si diffonde un senso d'ingiustizia, come accade oggi da entrambi i lati dell'oceano. La gente è profondamente arrabbiata. Arrabbiata perché sente che sta pagando lo scotto per una crisi generata dagli eccessi del sistema finanziario. Arrabbiata perché la crescente disuguaglianza sta distruggendo per i più la speranza di un futuro migliore. Arrabbiata perché percepisce che l'interesse di poche grosse imprese controlla sempre più le scelte politiche a scapito del resto della collettività.

Il rischio più serio non è quello di un ulteriore rallentamento del ciclo economico, ma che questa rabbia si coaguli e forzi l'approvazione di politiche antimercato, come successe negli anni 30. Mentre un paio d'anni di crescita sostenuta possono annullare gli effetti negativi di un rallentamento dell'economia, ci vogliono decenni per disfare gli effetti nefasti di politiche antimercato: quarant'anni in America per eliminare le restrizione alla competizione nei trasporti, cinquanta in Italia per eliminare le restrizioni alla competizione bancaria.

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Quale personaggio del passato potrebbe aiutarci a ripartire?

Quando qualcosa funziona poco si cerca subito di agire. Se si tratta di economia o di politica

Ritratto di Niccolò Machiavelli, opera di Santi di Tito conservata in Palazzo Vecchio a Firenze (Alinari)

Machiavelli, lo scienziato prestato alla politica

Per uscire da una crisi grave come quella che da tre anni attanaglia le economie occidentali

Emma Dante vorrebbe il Che, lo scrittore Nicola Lagioria fa il nome di Simone Weil. E voi chi scegliereste? (Nella foto la filosofa francese Simone Weil - © Alinari)

Emma Dante vorrebbe il Che, lo scrittore Lagioia fa il nome di Simone Weil. E voi?

Se avessimo una macchina del tempo, sarebbero tanti i personaggi della storia che ci piacerebbe

Tags Correlati: Bce | Caterina da Siena | Consumatori | Cosimo de' Medici | Franklin Roosevelt | George Orwell | Harvard | Jean-Claude Trichet | Medal of Honor: Allied Assault | Paul Krugman | Pure Food and Drug Act | Square Deal | Stati Uniti d'America | Telecom Italia Mobile | Theodore Roosevelt

 

Per evitare il pericolo di una svolta antimercato, questa rabbia popolare va convogliata per sostenere riforme effettive e non strumentalizzata per sopprimere il mercato. In questo senso non c'è tanto bisogno di un New Deal alla Franklin Roosevelt, ma di uno Square Deal alla Theodore Roosevelt, un corso che sia equo, come equo è il quadrato (Square), per le imprese, i consumatori e i lavoratori. Meno conosciuto in Italia del lontano cugino, Theodore Roosevelt è uno dei più grandi presidenti che l'America abbia mai avuto. Uno statista di cui ci sarebbe un gran bisogno, in America come in Italia, sia per le sue doti personali che per le sue idee politiche.

Theodore Roosevelt era innanzitutto un uomo di profonda moralità, una qualità oggi rara, soprattutto tra i politici. Come capo della polizia di New York combattè duramente la corruzione e il clientelismo. Fu lui a introdurre esami fisici e mentali che permettessero l'assunzione di poliziotti sulla base delle loro competenze e non sulla base dei loro appoggi politici. Si fece eleggere poi governatore dello stato di New York per distruggere la macchina politica e il clientelismo presenti nel suo stesso partito. Una pulizia che, soprattutto in Italia, sarebbe necessaria per ridare fiducia alla gente.

Ma dove un Theodore Roosevelt sarebbe particolarmente utile è nella battaglia per limitare lo strapotere delle lobby e ridare fiducia ai cittadini che l'economia di mercato è al loro servizio e non loro al servizio del mercato. Lo Square Deal rooseveltiano fu un pacchetto di riforme moderate che proteggevano i consumatori e limitavano il potere di mercato delle imprese, combattendo i monopoli. Fu grazie a lui che furono approvati il Meat Inspection Act, che proibì l'uso di conservanti chimici dannosi alla salute, e il Pure Food and Drug Act, che proibì la vendita di medicinali di dubbia qualità. Roosevelt s'impegnò duramente anche nella lotta ai monopoli, tanto da conquistarsi l'epiteto di Trust Buster (distruttore di monopoli).

Il suo odio verso i monopoli non era motivato solo dai danni economici che questi producono, ma anche dalle loro conseguenze politiche nefaste. I monopoli creano inevitabilmente un'eccessiva concentrazione di potere non solo economico ma anche politico. Questa concentrazione è di per se stessa un male, perché corrode l'essenza stessa della democrazia e del mercato.

Grazie a Roosevelt, i problemi che dobbiamo affrontare oggi non sono più la carne avariata, i falsi medicinali e i monopoli delle ferrovie. Oggi i problemi sono l'instabilità del sistema finanziario, il rischio di enormi danni ambientali, i privilegi fiscali e regolatori delle grandi imprese vicine ai governi nazionali, il monopolio delle televisioni. Ma la causa è comune: oggi come allora il processo politico è eccessivamente dominato dagli interessi economici di pochi, che distorcono il mercato a loro vantaggio, a spese dell'intera collettività. La domanda politica per affrontare queste battaglie esiste. Manca una persona col coraggio politico di Roosevelt, capace di convogliare questa domanda in una battaglia pro mercato e non in una battaglia antimercato.

L'obiettivo primario di Roosevelt fu di «distruggere la diabolica alleanza tra business corrotto e politica corrotta». A questo obiettivo si dedicò con la stessa passione e lo stesso coraggio che aveva dimostrato nella guerra ispano-americana (cui partecipò come volontario) e che gli valsero la nomina alla Medal of Honor, la massima onorificenza americana. Medaglia che non ricevette mai da vivo, perché irritò l'allora presidente con le sue critiche sulla conduzione dell'esercito. Un politico con questo coraggio, questa integrità e queste idee è quello di cui avremmo maggiormente bisogno in questo momento.

LA VITA
Nato a New York nel 1858, Theodore Roosevelt apparteneva a una famiglia aristocratica, originaria dei Paesi Bassi. Dopo essersi laureato in legge ad Harvard, Theodore - chiamato anche Teddy o, più stringatamente, Tr - si iscrisse anche alla scuola di specializzazione presso la Columbia University, ma non terminò mai gli studi perché preferì dedicarsi a tempo pieno all'attività politica. Nel 1880 entrò a far parte del partito repubblicano e due anni dopo, a 24 anni, ottenne la sua prima carica politica: membro del parlamento dello stato di New York.

L'ATTIVITÀ POLITICA E MILITARE
Theodore tra il 1886 e il 1895 ricoprì la carica dapprima di membro e poi di presidente della commissione presidenziale per il servizio pubblico. Nel 1895 diventò capo della polizia di New York e nel 1897 entrò come aiuto segretario della Marina nell'amministrazione del presidente Usa William McKinley. Ma allo scoppio della guerra ispano-americana, nel 1898, stupì tutti: lasciò infatti ogni incarico governativo per entrare nell'esercito. La guerra durò pochi mesi, ma bastarono a far conquistare al futuro presidente degli Stati Uniti la fama di eroe nazionale.

LA PRESIDENZA
Tornato agli abiti civili, Theodore vinse le elezioni a governatore di New York, compito che ricoprì per due anni. Nel marzo 1901 divenne vicepresidente degli Stati Uniti. Il 6 settembre il presidente Usa McKinley venne ferito per mano di un anarchico di origine polacca mentre si trovava a Buffalo. Morì per le ferite il 14 settembre. E la presidenza passò così a Theodore che, dopo la riconferma nel 1904, rimase in carica fino al 4 marzo 1909.

IL NOBEL PER LA PACE
Nel 1906 Theodore Roosevelt ottenne il Nobel per la pace per la sua attività di mediatore nella guerra russo-giapponese.

Le precedenti puntate sono state: Cosimo de' Medici di Tim Parks (25 luglio), George Orwell di Andrea Romano (27 luglio), Giacomo Matteotti di Sergio Luzzatto (28 luglio), Rabindranath Tagore di Franco La Cecla (29 luglio), il capitano Achab di Davide Rondoni (1 agosto), Caterina da Siena di Alessandro Barbero (3 agosto), Margaret Thatcher di Roberto Perotti (4 agosto), Temistocle Martines di Michele Ainis (5 agosto), Isacco Artom di Franco Debenedetti (7 agosto), Niccolò Machiavelli di Gabriele Pedullà (8 agosto), Federico Barbarossa di Franco Cardini (11 agosto), il rabbino Johanan ben Zakkai di Anna Foa (12 agosto), Simone Weil di Elisabetta Rasy (14 agosto), San Francesco d'Assisi di Bruno Forte (15 agosto) e l'imperatore Nerva di Alessandro De Nicola (18 agosto).

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