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Come si può comporre il puzzle dei nuovi mestieri, appuntamenti e storie. Raccontate al Sole la vostra

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 08:58.

Doveva essere l'autunno caldo, forse sarà l'autunno del disgelo. C'è da augurarselo, perché il conflitto non aiuta in questa difficile fase dell'economia, dove la ripresa stentata non crea posti di lavoro, specie per i giovani. Quei giovani ai quali «Il Sole 24 Ore» si sta rivolgendo in questi giorni, con la pubblicazione ieri della guida per trovare lavoro e con l'apertura su internet e sul giornale di un forum dedicato agli interrogativi che l'emergenza occupazione continua a porre (continuate a lasciare i vostri commenti).

Questo autunno presenta quattro date che possono diventare importanti per una nuova fase dei rapporti tra imprese e sindacati, tutte ravvicinate. Lo scorso week end è andata in scena una prima tappa, al convegno di Genova di Confindustria, con la disponibilità di Emma Marcegaglia a fare il "tagliando" all'accordo sulla riforma della contrattazione e la risposta di Guglielmo Epifani, che ha aperto su «soluzioni innovative» per i contratti e ha pronunciato una frase determinante sul referendum: «gli accordi approvati dalla maggioranza vanno rispettati», messaggio implicitamente rivolto alla Fiom.

Segnali che l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, ieri ha immediatamente colto, apprezzando le novità di Genova e riaffermando quel pragmatismo che lo contraddistingue: «non mi interessano le modalità, l'importante è garantire la governabilità degli stabilimenti».

Già domani ci sarà un altro appuntamento: il 29 settembre Federmeccanica si vedrà con Fim e Uilm,(senza la Fiom perchè non ha firmato l'ultimo contratto), per mettersi d'accordo su quelle «intese modificative», termine trovato per tradurre il meno politically correct «deroghe», che consentiranno in casi particolari di crisi o investimenti di firmare intese aziendali con condizioni diverse dal contratto nazionale. La cornice necessaria per far sì che intese come quelle della Fiat di Pomigliano possano avvenire senza il clima arroventato dei mesi scorsi.

Il 4 ottobre, tavolo in Confindustria sulla produttività, annunciato dalla Marcegaglia al l'assemblea di maggio. Ci saranno tutti: organizzazioni imprenditoriali e sindacali, compresa la Cgil, che il 3 novembre, cambierà il segretario generale. Lascia Guglielmo Epifani, arriva Susanna Camusso. C'è la voglia, e soprattutto il bisogno, di mettere da parte la fase delle intese separate, con la Cgil che si chiama fuori, a livello nazionale, e poi firma, come ha detto Epifani, 12mila accordi sul territorio, oltre i rinnovi dei contratti, con l'unica eccezione dei metalmeccanici.

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E l'ironia con cui il presidente di Federchimica, Giorgio Squinzi, ieri sera con i suoi collaboratori ha liquidato le presunte pressioni per non far firmare il contratto alla Cgil, come avevano battuto le agenzie di stampa in mattinata, dimostra che invece esistono tradizioni di dialogo e di intese.

Né è utile un sindacato diviso nel confronto con le imprese. È da questa convinzione che è scaturita la novità di Genova, dopo che sull'investimento Fiat di Pomigliano non solo si è consumata l'ennesima spaccatura sindacale ma è emersa anche la necessità di dare risposte più efficaci e più veloci alle esigenze di competitività delle aziende.

La riforma del contratto del 2009, con quell'articolo 16 che permette di modificare le intese nazionali, ha creato la cornice. Ora bisogna andare avanti, con l'obiettivo di una maggiore produttività e il baricentro dei negoziati più spostato in azienda. L'apertura fatta da Epifani a Genova sarà certamente confermata dalla Camusso, seduta al convegno in prima fila.

Gli apprezzamenti per questo disgelo sono arrivati da più parti. Anche dall'ex presidente di Confindustria, Luca di Montezemolo: sul sito della sua associazione, Italiafutura, si legge che «la generosa apertura alla Cgil da parte di Bombassei e Marcegaglia e la risposta di Epifani lasciano intravedere la possibilità di larghe e costruttive relazioni industriali».

Ma la cronaca di ieri fa capire le difficoltà di questo percorso. Dalla Fiom è subito arrivato l'altolà: l'ex segretario generale Gianni Rinaldini, ha detto no a quasiasi patto per la produttività. Bisognerà vedere se la Cgil del dopo Genova riuscirà a smarcarsi dai condizionamenti dei metalmeccanici. Una battaglia che ha come posta in gioco la crescita e l'occupazione.

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