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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 08:28.
L'ultima modifica è del 17 novembre 2010 alle ore 08:50.
La Dia: 'ndrangheta infiltrata in Lombardia con cartelli di imprese
«Nel momento in cui ognuno di noi non fa il male sta facendo arretrare loro e sta forse (sospiro, ndr) sognando un'Italia diversa» dice Roberto Saviano. Nella duratura e in fondo amorevole convivenza molto italiana tra televisione e politica la trasmissione di Saviano e Fabio Fazio è un piatto che si rompe e una porta che si sbatte, qualcosa di nuovo. Sembra il finale de La febbre del sabato sera, con John Travolta, soltanto che questa volta dietro al protagonista che esce per strada sorridente, dicendo di voler andare a conquistare il mondo, c'è il 30% di share. Commentarla con gli strumenti della critica televisiva sarebbe come far spiegare un'azione di Ibrahimovic a un professore di glottologia. No, il suo italiano non è fluente, quello di Ibra, s'intende, ma il risultato che conta è un altro.
Vieni via con me è un avvenimento politico, non una trasmissione televisiva, anzi è il primo avvenimento politico post televisivo. Perché «tutti i grandi eventi di verità sono politici», spiega Angelo Guglielmi, critico letterario e storico direttore di Raitre. Il segreto è «avere un grande raccontatore alle prese con la realtà del nostro presente. Anche prima serpeggiava una consapevolezza sull'oggi - continua Guglielmi - ma per la prima volta questa consapevolezza viene manifestamente e serenamente espressa. Tutto questo sorprende un telespettatore abituato a un linguaggio coperto o che dice sempre altro».
Certo, i tempi non sono perfetti per la tv, anche perché semmai il tentativo è quello di fare del teatro in televisione, ma esiste scelta di tempo migliore per portare tutto ciò in prima serata? Sembra che non sia la trasmissione ad adeguare ospiti e idee alla crisi politica, quanto piuttosto viceversa. «E chi di televisione ferisce - dice Alessandro Campi, politologo vicino al presidente della Camera, Gianfranco Fini - di televisione perisce. Mi scuso per la battutaccia, ma siamo di fronte al contropotere antiberlusconiano che si è organizzato in forma efficace. La novità è che non è la solita trasmissione antiberlusconiana, ma una narrazione che ha molto a che fare con il clima di svolta dell'oggi e che catalizza le masse».