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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2010 alle ore 08:04.
La domanda che tutti si pongono è chiara. Quali conseguenze produrrà - se le produrrà - la valanga di Wikileaks sulla stabilità del governo? Lo sapremo presto, perchè il 14 dicembre è ormai vicino. Ma non c'è solo Wikileaks. Nelle ultime ore si sono avvertite folate di vento gelido che investono i conti pubblici: l'impressione è che la speculazione sia di nuovo attiva, nel solco degli eventi che travagliano l'Irlanda, il Portogallo, la Spagna.
Nei prossimi tempi, secondo le voci di Bruxelles, anche all'Italia potrà essere chiesto dall'Unione un supplemento di rigore, ossia altri sacrifici. Più in generale, c'è chi teme una sorta di contagio irlandese in grado di pesare in modo assai negativo sui mercati finanziari.
Wikileaks e l'Europa. Non c'è alcun nesso, come è evidente. Eppure entrambi i fattori concorrono a rendere assai pesante l'atmosfera politica intorno a Berlusconi. Non è un caso, ma semmai un indizio di ulteriore debolezza, che sia stata rinviato a tempi migliori il "nulla osta" alla riforma della giustizia. S'intende: non la riforma in sé, visto che il percorso parlamentare non è nemmeno cominciato e si annuncia comunque assai accidentato. Si parla più modestamente del "via libera" in consiglio dei ministri al testo Alfano, ossia il passo preliminare per avviare un confronto concreto sul progetto governativo.
Ma si è deciso di accantonare anche questo, in attesa di qualche schiarita. Nel frattempo il caso Wikileaks, «l'11 settembre della diplomazia» nel giudizio drammatico del ministro Frattini, offre molteplici chiavi di lettura, alcune ancora oscure. Una però è trasparente: negli Stati Uniti di Obama la credibilità del presidente del Consiglio è molto scarsa. L'uomo che aveva una relazione speciale con Bush, oggi è visto con fastidio al Dipartimento di Stato. Soprattuto per quei rapporti politici e personali con Putin che gli americani non riescono a digerire. La circostanza era nota, ma oggi c'è la conferma.
Berlusconi si avvia così alla giornata del 14 in condizioni di crescente fragilità, se siamo al punto che il maggiore alleato dell'Italia cova dei sospetti così gravi nei suoi confronti. Tutto si mescola in forme imprevedibili. I problemi del debito pubblico, il giudizio americano e persino - di nuovo - le rivelazioni delle ragazze che hanno frequentato, a sentir loro, le feste berlusconiane. La reazione del premier ieri non era molto convincente. «Chi le paga per mentire?» si è domandato Berlusconi, ma il suo volto teso e cupo tradiva un'evidente inquietudine.