Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2010 alle ore 09:10.
L'ultima modifica è del 09 dicembre 2010 alle ore 09:45.
Il successo economico della Cina non deve farci dimenticare la natura oppressiva del suo regime. A parte le motivazioni etiche e umanitarie, ce n'è una di ordine economico: la mancanza di libertà in Cina è la principale causa degli squilibri commerciali esistenti oggi nel mondo. La colpa di questi squilibri è generalmente attribuita al surplus commerciale cinese, additato anche come una delle fonti delle pressioni deflazionistiche su scala globale. L'opinione prevalente però è che questo surplus sia l'inevitabile conseguenza di una moneta cinese fortemente sottovalutata.
Mantenendo artificialmente basso il valore dello yuan - così si sostiene - i cinesi di fatto stanno immettendo sui mercati occidentali prodotti a prezzi con cui i produttori occidnetali fanno fatica a competere. Sempre secondo tale tesi, il governo cinese avrebbe l'obbligo di non manipolare la propria valuta e di consentire che si rafforzi, eliminando il surplus commerciale. Ma il vantaggio competitivo dei prodotti esportati dai cinesi supera di molto la differenza che uno yuan più forte potrebbe riequilibrare (ragionevolmente un 20 - 30%). In tale stato di cose, una rivalutazione della valuta potrebbe significare che gli occidentali pagherebbero di più per le importazioni dalla Cina, senza al contempo aumentare di molto il valore delle loro esportazioni in Cina.
Se la colpa principale non è del cambio sottovalutato, per quale motivo la Cina esporta molto più di ciò che importa? La risposta si deriva da una semplice identità contabile. Per ogni paese, l'avanzo commerciale è uguale alla differenza tra il reddito prodotto e la somma degli investimenti e dei consumi interni. Quando un paese consuma e investe più di quello che produce ha un deficit commerciale. Viceversa, quando produce più di quello che consuma e investe ha un avanzo. Nel caso della Cina - paese che cresce del 9% l'anno e investe il 43% del proprio Pil - è davvero arduo sostenere che investa troppo poco. È molto più facile sostenere invece che risparmi troppo: il 54% del Pil contro una media del 33% tra i paesi in via di sviluppo e del 17% tra quelli dell'Ocse.
Come possiamo giudicare eccessivi i risparmi cinesi?