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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2010 alle ore 08:09.

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Sindrome da Wikitroppo. Più informazioni sulla rete non portano a maggiore libertàSindrome da Wikitroppo. Più informazioni sulla rete non portano a maggiore libertà

Lanier non è il solo a esprimere dubbi sulla ricerca di una trasparenza estrema fondata sui dati. Per anni Larry Lessig, avvocato e docente universitario alla Harvard Law School, si è impegnato a promuovere la circolazione di testi, immagini, suoni e video su internet attraverso le licenze per il copyright flessibile "creative commons". Nel saggio Contro la trasparenza pubblicato alcuni mesi fa su The New Republic aveva già analizzato, come Lanier, i limiti di «un movimento che unisce il potere delle tecnologie di network con il declino radicale del costo di raccogliere, archiviare e distribuire dati». Lessig critica l'idea che un aumento della quantità d'informazioni disponibili aiuti in modo automatico a trovare la verità, soprattutto in politica. E tra i motivi sottolinea il cinismo diffuso della cultura contemporanea. «Il denaro è la prima, e in genere l'ultima, spiegazione che viene data», evidenzia il docente di Harvard impegnato adesso negli studi sulla corruzione all'interno delle istituzioni pubbliche. L'abitudine a dimostrare qualsiasi cosa a partire da puri interessi economici non fa altro che alimentare l'indifferenza dei cittadini. E attraverso i dati «ciò che crediamo sarà confermato, di nuovo e di nuovo», scrive Lessig.

Critiche all'idea di trasparenza offerta da WikiLeaks
Anche il blogger e attivista Evgeny Morozov, originario della Bielorussia, non risparmia critiche sull'idea di trasparenza offerta da WikiLeaks. In un articolo pubblicato sul Financial Times ha evidenziato il dilemma che deve affrontare Julian Assange: continuare in una sorta di cyberguerriglia con un «nuovo codice di esplicito anti-americanismo, anti-imperialismo e anti-globalizzazione», oppure impegnarsi per costruire nel tempo una nuova Transparency international. Morozov segue ogni giorno gli sviluppi generati dai documenti di WikiLeaks. Nei suoi messaggi su Twitter osserva con disincanto e attenzione le reazioni ai cable delle ambasciate e dei consolati degli Stati Uniti. Aveva già coniato una parola, "tecnoutopisti", per descrivere le speranze riposte in modo acritico nella tecnologia. E su Twitter sottolinea le prime reazioni di difesa negli Stati Uniti, come le richieste di legislazioni più restrittive e di maggiori misure per la sicurezza informatica. Jaron Lanier, Larry Lessig e Evgeny Morozov hanno seguito percorsi diversi. Ma hanno portato alla luce quali siano i rischi legati a una trasparenza estrema, affidata unicamente ai dati, in un Grande fratello dove gli edifici hanno mura di vetro.

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