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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2011 alle ore 07:59.
L'ultima modifica è del 27 gennaio 2011 alle ore 06:39.

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La provincia di Roma e il Consorzio interuniversitario per le applicazioni di supercalcolo per università e ricerca (Caspur) hanno creato un "kit per la realizzazione di reti pubbliche wi-fi sviluppato" messo a disposizione delle altre amministrazioni. A Venezia gli hotspot pubblici per residenti e city users sono una realtà dal 2009. A Milano c'è un "corridoio" wi-fi gratuito, che collega piazza Castello a piazza San Babila nell'ambito di un progetto sperimentale.

L'abrogazione delle norme previste dal cosiddetto "decreto Pisanu" ha aperto la strada a una maggiore razionalità nell'accesso alle reti wi-fi, con grande sollievo di tutti. Ma sarebbe davvero paradossale se la semplificazione dovesse far sì che il pubblico (in questo caso, le amministrazioni locali) rientrasse dalla finestra nel mondo della telefonia. Tanto più che il wi-fi "municipale" è regressivo. Si viene a determinare una redistribuzione di quattrini non necessariamente commendevole: dai contribuenti tutti a quella parte della cittadinanza che possiede un laptop o uno smartphone (tipicamente, non il quintile più povero).
È opportuno distinguere fra un approccio mirato (all'anagrafe centrale di Milano è attivo un hotspot che lascia entrare in internet per un'ora al giorno) e l'ambizione di mettere un'intera città sotto un "ombrello wi-fi". Nel primo caso, un'amministrazione pubblica offre - con poca spesa - accesso a internet per ingannare l'attesa di un colloquio, o per scaricare documenti e dati necessari per le interazioni con la Pa. Opportunità di questo tipo sarebbero utilissime, ad esempio, nei musei e persino nei centri cittadini, che in alcuni casi sono musei a cielo aperto che beneficerebbero di un "accompagnamento" interattivo.

Altra cosa però è che i comuni, offrendo una copertura completa senza costi e senza onerose richieste d'identificazione per l'utente, si mettano in concorrenza con i privati che a vario titolo danno una connessione wi-fi quale servizio accessorio (hotel, bar, ristoranti; un domani parrucchieri e negozi di scarpe), e con gli operatori di telefonia mobile. Nel primo caso, indirettamente il pubblico rende le loro offerte meno attrattive. Nel secondo caso, il wi-fi di stato può "rubare" consumatori agli operatori dati. Il che non sarebbe un male di per sé (è giusto che ci sia competizione fra diverse tecnologie) ma diventa pericoloso nel momento in cui il "nuovo entrato" nel mercato opera non con il denaro dei suoi azionisti ma con quello dei contribuenti. In più, ciò avverrebbe in un business di suo molto competitivo e tecnologicamente in continua evoluzione: è questa una delle ragioni per cui, a detta di molti, il wi-fi municipale non è riuscito a realizzare le sue premesse, nelle città americane in cui è stato provato.
In Europa, il comune di Praga aveva previsto, primo del Vecchio continente, un percorso a due tappe. Prima tappa, una rete wi-fi accessibile in tutti gli uffici pubblici. Seconda tappa, l'apertura della rete a tutti gli operatori presenti nella città fino a coprirla interamente. Gli operatori telefonici cechi hanno segnalato che questa seconda mossa avrebbero indebolito gli incentivi a potenziare la rete mobile, e danneggiato chi già vi aveva investito. Praga si è fermata al primo step, ritenuto non lesivo della concorrenza da parte della Commissione Ue, mentre sono stati espressi dubbi sul secondo.

La differenza fra un wi-fi disponibile negli uffici pubblici che se ne vogliano dotare e una vera e propria "rete" messa a punto dal pubblico è anche la differenza che passa fra iniziative gestibili in economia e la strutturazione di vere e proprie società dedicate, create appositamente per fornire il servizio - fra l'altro, in assenza di gare bandite ad hoc. Questo può essere il criterio dirimente.
Non c'è nulla di male se un'amministrazione fa un modesto investimento in routers, per alleviare il tedio della fila allo sportello. Altra cosa è mettersi sulla strada che ci porterebbe alle municipalizzate di internet.

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