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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 08:22.
L'ultima modifica è del 17 febbraio 2011 alle ore 07:50.
Un tempo gli Stati Uniti erano una terra felice, dove bastava allungare la mano per cogliere frutta. Oggi non è più così... Verrebbe davvero voglia di dire basta, di gettar via l'ennesima mitizzazione del passato, condita dalla solita facile previsione del declino americano, e tornare alla saggezza di Joseph S. Nye, il politologo che solo martedì sul Wall Street Journal, ricordava come avere problemi non significa essere condannati inesorabilmente a fare passi indietro, quando le soluzioni ci sono.
Sì, si fa proprio fatica, alle prime righe, a capire come The Great Stagnation, l'agile libro dell'economista Tyler Cowen, animatore del blog Marginal revolution, stia alimentando il dibattito negli Stati Uniti. L'inizio è piatto, pieno di luoghi comuni: la crisi, il debito, la polarizzazione di una politica fuori della realtà... Poi però succede qualcosa che spiega perché il testo non deve la sua fortuna solo alla fama dell'autore (conosciuto anche per una breve guida ai ristoranti etnici di Washington).
Il punto è che Cowen colpisce duro al cuore degli Stati Uniti, il suo sogno. Dichiara che è giunta al capolinea l'America affluente, quella che negli ultimi anni ha pensato di essere più ricca di quanto davvero fosse. Racconta la fine di un mondo in cui la terra era quasi gratis («Si poteva partire dall'Europa, lavorare duro sul buon humus americano e migliorare il tenore di vita»), la tecnologia cambiava continuamente la vita di uomini e donne e creava posti di lavoro, ed era facile trovare ragazzi dotati da istruire migliorando la produttività.
Il mondo di oggi è diverso. La terra è sempre meno importante, la scuola secondaria è ai livelli del '71.
Soprattutto «le nuove idee di valore sono diventate abbastanza scarse, e così il piccolo numero di persone che ne detengono i diritti». «Una gran quantità di recenti invenzioni - spiega Cowen, in nome di un liberismo che non ama molto la proprietà intellettuale - sono "beni privati" e non "pubblici"». L'innovazione di oggi, anche quella finanziaria, «spesso prende la forma dell'espansione di privilegi economici e politici». E citando Peter Thiel, cofondatore di PayPal, dà il colpo finale: «La gente non vuole credere che la tecnologia è in fallimento. La farmaceutica, la robotica, l'intelligenza artificiale, la nanotecnologia: tutti campi in cui i progressi sono stati molto più limitati di quanto si pensi».