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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2011 alle ore 08:21.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2011 alle ore 06:39.

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Quando l'uso improprio dell'auto blu, o di un altro bene a disposizione del funzionario pubblico, diventa reato? Quando il danno che si arreca all'amministrazione di appartenenza non è irrilevante, rispondono i giudici. E a che punto un danno supera la soglia dell'irrilevanza e fa scattare, per esempio, il peculato? Dipende, rispondono sempre i giudici, perché parametri di riferimento non ve ne sono, e tutto è rimesso alla valutazione discrezionale del magistrato.

Il codice penale, dunque, è di per sé un'arma spuntata contro questi episodi di cattiva gestione della cosa pubblica. L'ultima testimonianza arriva dalla Corte di cassazione, "costretta" a confermare l'assoluzione di sei assessori del comune di Napoli che erano imputati di peculato per avere indebitamente utilizzato le auto di servizio: il danno provocato non è significativo. D'altra parte, senza un'asticella che dica una volta per tutte fin dove ci si può spingere, l'ambito del consentito rischia di tendere all'infinito. Resta il fatto che dove non arriva il codice penale dovrebbe intervenire la capacità di chi occupa posizioni di responsabilità di individuare un confine chiaro e netto fra pubblico e privato.

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