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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2011 alle ore 08:11.

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A un mese e mezzo di distanza dall'assemblea di Parmalat il confronto fra i grandi soci si fa vivace. Gli azionisti saranno chiamati a rinnovare l'intero consiglio d'amministrazione il 12 aprile (prima convocazione) ma le liste si faranno entro metà marzo e già si registrano istanze di cambiamento. Nel dettaglio, il ceo Enrico Bondi, che ha avuto il merito di rimettere in piedi la società di Collecchio dopo il default, trova alcune critiche fra i fondi Skagen, Mackenzie e Zenit - titolari del 15,3% del capitale - per il mancato utilizzo della cassa disponibile. Critiche legittime?

Certo, ma come si fa a cambiare ciò che funziona? Controllo dei costi e gestione vanno bene (521 milioni di utili anche nel 2009), forse un po' meno lo sviluppo. Un'idea? Si potrebbe mettere insieme il sistema bancario con un imprenditore italiano per rilevare le quote dei tre fondi esteri e dare stabilità e crescita al gruppo Parmalat. Magari offrendo a Bondi il coinvolgimento nell'operazione. (R.Fi.)

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