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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2011 alle ore 10:05.

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Disegno di legge sulle detenute madri, mozione su donne e sistema dei media, proposta di legge sulle quote di genere nei cda. I lavori di questa settimana al senato saranno dedicati ai temi femminili. In aula sarà votato il disegno di legge che prevede che le mamme con bambini fino a sei anni, se imputate, non potranno essere sottoposte a custodia cautelare in carcere. Inoltre passerà al vaglio dei senatori una mozione, prima firmataria Vittoria Franco (Pd), che impegna il governo «ad assumere le iniziative necessarie affinché il sistema radiotelevisivo pubblico (...) svolga un'opera di sensibilizzazione al rispetto della diversità di genere e della dignità delle donne». alla Commissione Finanze, infine, si cercherà un'accordo sulla proposta di legge sulle quote nei cda (si veda articolo in pagina).

Una settimana all'anno dedicata alle donne, però, non è sufficiente e lo si può leggere fra i numeri dell'ultima indagine Istat. L'occupazione femminile a gennaio è tornata sui livelli della primavera del 2006. Dopo un trend positivo, anche se molto lento, dal 2004 al 2008, quando l'occupazione femminile toccò il record dal 47,7%, il dato negli ultimi due anni è andato inesorabilmente peggiorando. Le donne, che sembravano aver retto meglio di fronte alla crisi, stanno, invece, subendo le conseguenze di un'economia che stenta a ripartire, tanto che la disoccupazione femminile viaggia al 9,8% e il tasso di inattività ha raggiunto il 48,6 per cento.

Eppure le ragazze sono il 60,1% dei laureati, secondo i dati di Alma Laurea, e finiscono prima (40,6% in corso contro il 37% dei ragazzi) e meglio (voto medio 104,2 contro il 101,4) i corsi di laurea. Stessa cosa si dice per i concorsi, che siano quelli d'avvocatura o di magistratura, dove le donne contavano all'ultimo concorso del 2004 per il 60% dei vincitori. Per non parlare poi del gap salariale a parità di livelli occupazionali che varia dal 10 al 25% aumentando con l'aumentare dei livelli di studio; del lavoro precario che vede le donne titolari del 60% dei contratti a progetto; dell'abbandono del lavoro dopo il primo figlio che interessa una donna su quattro; della mancanza di opportunità di carriera nelle aziende tanto che le donne contano solo per il 20% del management.

Sarebbe, quindi, necessario mettere all'ordine del giorno dei lavori parlamentari disegni di legge che vadano nella direzione di una maggiore equità all'accesso al mondo del lavoro. E le proposte non mancano: dalla detassazione del lavoro femminile è stata proposta in senato da Enrico Morando e Pietro Ichino (Pd) alle detrazioni aggiuntive per le donne che svolgono un'attività lavorativa o imprenditoriale e hanno figli a carico proposta da Maria Ida Germontani (Fli); dal congedo obbligatorio anche per il padre proposto da Barbara Saltamartini (Pdl) all'esclusione dall'applicazione degli studi di settore per le libere professioniste nei primi due anni di maternità proposto da Alessia Mosca (Pd).

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