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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 08:10.
Bisogna chiarirsi sugli obiettivi. Se gli stress test sulle banche europee servono per rassicurare gli investitori, allora è giusto prevedere scenari futuri non eccessivamente pessimistici. Se invece servono per testare la resistenza delle banche in situazioni davvero estreme, allora bisognerebbe effettuarli su scenari decisamente allarmistici. Lo stress test del 2010 aveva probabilmente la prima finalità. Infatti le banche irlandesi l'hanno passato a pieni voti, salvo poi finire sul lastrico pochi mesi dopo. E i titoli di stato greci o portoghesi hanno oggi rendimenti più elevati (dunque peggiori) rispetto a quelli previsti come scenari "avversi" nel 2010. Ora l'Europa ci riprova. L'European banking authority assicura che questa volta lo stress ipotizzato sarà vero. Ma i dubbi restano: il fatto per esempio che il test sia fatto solo sui trading book (cioè su quella parte del portafoglio-titoli delle banche più esposta ai mercati) e non sul banking book (cioè sul portafoglio d'investimenti stabili) non sembra una scelta davvero "stressante". È vero che i titoli acquistati stabilmente dalla banca non vengono svalutati in bilancio. Ma è anche vero che se quei titoli perdono di valore, per la banca rappresentano un problema. Si pensi solo al fatto che nei banking book le banche europee sono piene zeppe di titoli di stato: è giusto tenere questa zavorra fuori dagli stress test?
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