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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 22 marzo 2011 alle ore 06:38.

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Oggi la tedesca Wintershall si unisce al progetto South Stream, che quando sarà completato porterà all'Europa forniture supplementari di gas per 63 miliardi di metri cubi attraverso il Mar Nero. Questo avviene in un periodo intenso per la politica energetica europea: leader e ministri dell'energia della Ue stanno cercando di delineare una visione comune per la strategia energetica europea fino al 2050.

Il gas naturale è parte essenziale di qualsiasi risposta al puzzle energetico europeo: ha un grande potenziale di riduzione delle emissioni di CO2, si basa su tecnologie testate, è disponibile in abbondanza a un prezzo competitivo. Garantire forniture sufficienti e affidabili è fondamentale per la sicurezza energetica europea.
La Commissione europea ha sposato questa idea, affermando che tutti i nuovi gasdotti sono benvenuti. Il 2011 vedrà importanti progressi in questo senso: Nord Stream, il gasdotto che collega la Russia all'Europa settentrionale attraverso il Mar Baltico, sarà operativo il prossimo autunno, e aumenterà di 55 miliardi di metri cubi all'anno la capacità di importazione di gas dell'Europa. Studiando con attenzione il linguaggio politico, però, risulta chiaro che l'approccio di Bruxelles ai nuovi gasdotti non è imparziale come sembra: solo i gasdotti che contribuiscono a diversificare tanto le rotte quanto le fonti di approvvigionamento potranno avere il titolo di progetto prioritario. Si tratta di un netto allontanamento dagli attuali partner energetici, tra cui Russia e Norvegia, ed esclude i loro potenziali gasdotti da qualsiasi supporto formale della Ue.

Credo che sia un errore stabilire che l'obiettivo - legittimo - di accedere a nuove fonti di gas non sia compatibile con la necessità di rafforzare le vie di trasporto per i fornitori di lunga data. Sulla scia della crisi con l'Ucraina, la Ue ha adottato una nuova politica, che prevede che gli stati membri si attrezzino per affrontare eventuali interruzioni alle vie di approvvigionamento più importanti (il cosiddetto "principio N-1"). Nel frattempo, le aziende energetiche di una decina di paesi europei hanno accelerato la pianificazione del gasdotto South Stream, che garantirà all'Europa meridionale accesso diretto ai giacimenti di gas russo. Una volta completato, nel 2015, South Stream aumenterà notevolmente la capacità di approvvigionamento del sistema europeo e ridurrà drasticamente la sua vulnerabilità alle interruzioni, ovunque e per qualsiasi motivo esse si verifichino. South Stream è in linea con il principio N-1 e, in quanto tale, merita certamente il pieno sostegno Ue.

South Stream si confronta ancora con alcune idee sbagliate. Una di queste sostiene che South Stream serva a reindirizzare il gas che oggi transita per l'Ucraina, per punire Kiev lasciandola al freddo. Uno sguardo ai numeri mostra la realtà dei fatti: per l'Ucraina passano 120 miliardi di meti cubi all'anno, mentre South Stream avrà una capacità annua di 63 miliardi. L'Ucraina quindi sarà comunque un pilastro fondamentale delle esportazioni di gas russo verso l'Europa, ma non sarà più l'unica strada percorribile. Di segno opposto è il timore che South Stream inondi il mercato europeo con quantità eccessive di gas russo. Vorrei placare questi timori ricordando che, anche dopo il completamento di Nord e South Stream, circa il 70% delle forniture europee di gas continueranno a provenire da fonti non russe. Non si può certo parlare di una dipendenza unilaterale, tanto più che Gazprom ottiene circa il 70% dei suoi ricavi dall'Europa. South Stream è un investimento nella sicurezza energetica, non uno strumento per aumentare la quota di mercato del gas russo: non ci opponiamo ai progetti di gasdotti mirati a diversificare le fonti delle forniture di gas, ma vogliamo avere un equo trattamento e operare su un piano di parità.

Vorrei incoraggiare i leader Ue a non escludere la Russia dalla definizione del futuro energetico dell'Europa. Gazprom è un fornitore stabile di gas all'Europa da oltre 40 anni. La Russia ha un quarto delle riserve mondiali provate di gas, sufficienti a soddisfare la domanda europea per un altro secolo. Oltre a generare profitti, occupazione e reddito, South Stream migliorerà la sicurezza energetica e il funzionamento del mercato europeo del gas. Si tratta di un progetto pan-europeo che vale la pena sostenere.
Alexander Medvedev è vicepresidente del comitato di gestione di Gazprom

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