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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 08:29.

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Uno spettro si aggira per l'Europa. È quello del presidente francese Sarkozy, che da quando ha assunto la guida di turno di G-8 e G-20 sembra irrefrenabile. Al primo vertice economico-finanziario ha lanciato la crociata contro gli squilibri commerciali e valutari, dichiarando guerra alla speculazione. E ha ottenuto un impegno, almeno formale, a risolvere tutto. Del resto, pensare e agire in grande, da Napoleone in poi, è sempre stata prerogativa dei francesi. Allo scoppio delle rivolte in Nordafrica l'attivismo di Sarkò ha preso nuovo slancio.

Il via libera dell'Onu all'intervento in Libia, chiesto dal Libano, è frutto della diplomazia francese. I caccia in volo a tre ore dal vertice di Parigi frutto del suo decisionismo. In contemporanea, l'industria e la finanza francese si muovono con un'energia pari a quella di monsieur le président. Lactalis in corsa per Parmalat, Lvmh che conquista Bulgari, Groupama protagonista del riassetto Premafin, Edf attivissima nella partita Edison-A2A. Un caso? Può darsi. Nessuno ha trovato le impronte digitali dell'Eliseo sulle copertine dei dossier. Ma avere alle spalle uno stato forte e tutt'altro che neutrale in economia aiuta, certo che aiuta. Resta il dubbio se sia una coincidenza, o se in gioco ci sia molto di più.

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