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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 08:15.
Le imprese all'Aquila provano a rialzare la testa. Le famiglie cercano di lasciarsi alle spalle due anni durissimi. Il terremoto del 6 aprile 2009 ha scavato nei cuori delle persone e ha tramortito il tessuto produttivo, come testimoniato dall'inchiesta a pagina 13. L'intervento del Governo due anni fa è stato rapido e ha impedito che, al disastro, si aggiungesse il dramma delle tendopoli. Da allora, però, L'Aquila è come se avesse perso la sua identità. Il simbolo è il silenzio quasi irreale che avvolge il centro storico, dove nessuno è ancora rientrato. Le persone si sentono sperse nelle diciannove newtown che, costruite con intenti provvisori, stanno diventando permanenti.
La politica locale litiga. Tutti gli indicatori economici evidenziano come questa Provincia rischi di essere "inghiottita" dal Sud. Perfino la ricostruzione, paradossalmente, non ha prodotto ricadute per le imprese locali. Nel rapporto con il livello nazionale non si è riusciti a costruire una governance efficace, dopo che la Protezione civile è andata via il 31 gennaio 2010. Come indicato dallo Svimez, non c'è nemmeno una cabina di regia in grado di calcolare quante risorse finanziarie siano effettivamente arrivate dopo il sisma. L'Aquila è una delle frontiere su cui si gioca il futuro italiano. Gli aquilani vogliono ripartire. La classe dirigente di questo Paese non può non supportarl
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