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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 08:20.
L'ultima modifica è del 19 aprile 2011 alle ore 09:22.

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Mike Konczal, ricercatore del Roosevelt Institute, ha scritto recentemente sul suo blog di economia Rortybomb dell'insistenza con cui la destra americana ripete che tagliare la spesa pubblica favorisce l'espansione economica, una tesi ribadita in un recente rapporto della maggioranza repubblicana alla Commissione economica bicamerale.

È straordinario, come dice Konczal: gli effetti espansivi dell'austerity non reggono all'esame dei fatti, eppure la dottrina persiste incurante.
Una cosa che Konczal manca di sottolineare è che un altro recente saggio sulla riduzione del deficit da parte dell'American Enterprise Institute, citato da questo studio della Commissione economica bicamerale in modo tale da indurre a pensare che convalidi la tesi del ruolo espansivo del rigore nei conti pubblici, in realtà non fornisce alcuna prova in tal senso: si concentra semplicemente sulla riduzione del deficit come obiettivo in sé.

Anzi, arriva quasi ad ammettere la sconfitta su questo fronte: «Mentre quasi tutti concordano sul fatto che i tagli alla spesa risultano tendenzialmente più efficaci nel far calare il livello del debito, l'impatto di un risanamento efficace dei conti pubblici sulla crescita del Pil è molto più controverso. Anche se molti studi empirici spesso hanno riscontrato una corrispondenza tra risanamento dei conti pubblici ed espansione, non è chiaro se il risanamento favorisca o semplicemente accompagni questa espansione».

Naturalmente tutto questo non modificherà in alcun modo la posizione dei repubblicani. È significativo che il rapporto della Commissione economica bicamerale citi anche avventatamente, a sostegno della propria tesi, i casi del Canada e della Svezia negli anni 90, due tesi già largamente smontate.

In passato ho usato l'esempio dell'esperienza svedese degli anni 90 per illustrare le difficoltà di una ripresa dopo una crisi finanziaria: la Svezia ripartì dopo la crisi, ma ci riuscì solo svalutando la moneta e trasformando in attivo il passivo commerciale, una strada non percorribile dal mondo nel suo complesso, a meno di trovare un altro pianeta con cui commerciare. In risposta, quelli di destra si scagliano spesso contro l'esperienza svedese perché la Svezia è un famigerato inferno socialista: e dunque sostengono che l'economia svedese dopo la svalutazione è andata in modo disastroso.

Ma il nuovo rapporto repubblicano della Commissione economica bicamerale cita la Svezia degli anni 90 come un esempio da seguire. Stranamente, non si fa menzione dell'inversione di tendenza della bilancia commerciale svedese, pari a uno stimolo del 6% del Pil (come mostra il grafico, nel quale è inserita anche la performance del Canada, un altro caso spacciato come esempio di rigore espansivo).

È davvero straordinaria la rapidità con cui il rigore espansivo è passato da interessante speculazione a idea-zombie, uccisa ripetutamente dai fatti, ma che continua ad avanzare verso di noi per mangiarci il cervello.
(Traduzione di Fabio Galimberti)


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