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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2011 alle ore 07:35.
L'ultima modifica è del 22 aprile 2011 alle ore 06:39.

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Che sia diventata una moda? Di quelle che danno la celebrità per un giorno, togliendo dall'anonimato degli onorevoli-Carneade che d'improvviso si ritrovano sugli schermi dei Tg e sulle pagine dei giornali. Giocare sulla Costituzione – lanciando emendamenti improvvisati o strumentali – sembra sia diventato l'ultimo trend parlamentare per fare un salto sulla ribalta.

Ieri è toccato a un altro sconosciuto, capogruppo della truppa di "Iniziativa responsabile", Luciano Sardelli, che ha illustrato la sua novità costituzionale: l'introduzione della sfiducia costruttiva. Prima di lui era stato Remigio Ceroni, ignoto peone del Pdl, a osare addirittura la proposta di cambiamento del primo articolo della Carta per fondare la Repubblica italiana non solo sul lavoro ma «sulla centralità del Parlamento». Un modo, ha spiegato lo stesso onorevole, per tenere a freno gli altri poteri costituzionali, in primis il Quirinale. Come se la Costituzione fosse terreno per mandare messaggi politici. Come se la Carta potesse essere messa in discussione da estemporanee proposte. Come se fossimo passati da Costantino Mortati a Remigio Ceroni, da Piero Calamandrei a Luciano Sardelli. Che i "Carneade" del Parlamento si esercitino nell'arte della politica è apprezzabile, ma a patto di tenere una rispettosa distanza dalla Costituzione e da chi la scrisse.

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