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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2011 alle ore 08:14.

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Il primo aprile (primo aprile) del 2009 è stato siglato l'accordo politico tra Governo e Regioni sul piano di rilancio dell'edilizia privata (piano casa). La data ha fatto da spartiacque tra un serrato braccio di ferro istituzionale Governo-Regioni e la pubblicazione alla spicciolata delle varie leggi regionali che hanno recepito l'input del premier.

L'obiettivo era di dare (quasi) libero sfogo all'attività edilizia domestica in funzione economica anticiclica, consentendo di ampliare ville, villette e palazzi. L'effetto è stato modesto, con l'unica eccezione del Veneto.

Due anni dopo - a ridosso di Pasqua - il Governo annuncia la risurrezione del piano casa. L'obiettivo resta lo stesso. Il volume aggiuntivo realizzabile anche. La novità dovrebbe stare soprattutto nelle procedure: più semplici, più rapide e soprattutto non conflittuali rispetto alle competenze regionali. Se - come promette di fare - il fine tuning del piano casa scioglie effettivamente il nodo burocrazia, i tanti microcantieri latenti potranno finalmente concretizzarsi. E anche gli economisti potranno rivedere al rialzo i loro diagrammi sull'andamento delle costruzioni. Diagrammi che, al momento, continuano inesorabili la loro corsa verso il basso.

TAG: Regioni

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