Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2011 alle ore 14:55.
L'ultima modifica è del 24 aprile 2011 alle ore 15:42.

My24

Il business non ha conosciuto tempi migliori; nel 2005 il riscatto medio per liberare una nave e il suo equipaggio era di 150mila dollari, nel 2007-08 è salito a un milione. Oggi, la media è di 5 milioni. Per navi di medie dimensioni. Per la petroliera sudcoreana sequestrata per sette mesi nel 2010 e liberata in febbraio sono stati pagati 9 milioni. Per la liberazione, in aprile, della super-petroliera greca Irene, sequestrata in febbraio mentre trasportava due milioni di barili (carico da 200 milioni di dollari) dal Kuwait agli Usa, i pirati avrebbero incassato 13,5 milioni. Tra il 2009 e il 2010 l'ammontare stimato dei riscatti estorti dai somali ha superato i 400 milioni di dollari. Denaro che in parte viene usato dai pirati per ottenere da Dubai notizie sulle rotte e sui carichi.
«La pirateria nel Golfo di Aden è divenuta il maggior problema del commercio mondiale», ha dichiarato sei mesi fa Joe Plumeri, ceo di Willis, terzo gruppo di brokeraggio al mondo. Dal maggio 2008 il premio assicurativo di guerra per chi naviga nel Golfo è aumentato di 300 volte. Secondo un recente studio della fondazione Usa One Earth Future, il costo per l'economia mondiale provocato dalla pirateria è di 7-12 miliardi di dollari. «È comunque raccomandabile - precisa Cyrus Mody, manager dell'Imb - che siano usate tutte le tecnologie che fungono da deterrente: come il recinto elettrico a difesa dello scafo, o le stanze blindate per proteggere l'equipaggio in caso di abbordaggio». A lungo contraria a uomini armati a bordo, l'Imb starebbe ora valutando questa idea. Ma invoca una legislazione unica.
La soluzione considerata più efficace è un intervento sulle coste somale. «Non militare, ma una missione sotto l'egida dell'Onu», precisa Mukundan. Ma chi vuole avventurarsi nel Paese più pericoloso del mondo? Dove anche gli Shabaab, estremisti vicini ad al–Qaeda, sono entrati nel remunerativo business della pirateria. E dove i pirati - circa 2mila - crescono di circa 400 unità l'anno. «Sono considerati eroi - ci spiega al telefono dal porto somalo di Eyl un reporter che chiede l'anonimato -. Offrono lavoro in un Paese dove il reddito annuo è 500 dollari. I pirati dicono di guadagnarne in media 75mila. Guardando alle loro nuove case e alle loro lussuose auto è del tutto credibile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi