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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2011 alle ore 06:39.

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Le compagnie petrolifere - da Exxon Mobil a Shell - dovrebbero aver fatto il pieno di profitti nel primo trimestre dell'anno. Un'impresa ottenuta grazie al rincaro del petrolio e dei suoi derivati. Tale da lasciar prevedere che i colossi del settore possano avvicinarsi a una performance che pareva irripetibile, quella messa a segno nel 2008, anno record dei profitti.

Allora Exxon fece segnare un massimo storico per un'azienda americana quotata, oltre 45 miliardi di utili annuali. Ma le impennate - di prezzi e profitti - portano con loro anche interrogativi, che da tempo assediano il settore: i controlli sui vasti e difficili mercati dell'energia e delle commodities, per rispondere al rischio di speculazioni o manipolazioni che danneggino i consumatori. Sulle piazze finanziarie aleggia la paura di crescenti tensioni in Medio Oriente e Africa, grandi regioni produttrici, che tengono sulle spine i trader.

Ma produzione, offerta e domanda di greggio non sembrano sufficienti a giustificare i rincari, in presenza d'una ripresa economica globale moderata e men che uniforme. Dove una delle economie più calde, la Cina, è impegnata a raffreddare la crescita per evitare squilibri. La Casa Bianca si è impegnata a indagare e gettare nuova luce sul mercato. Anche queste promesse, però, si trascinano da tempo.

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