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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 07:50.
L'ultima modifica è del 27 aprile 2011 alle ore 06:40.

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Un silenzio a volte dice più di tante parole. Al vertice italo-francese il silenzio ha toccato la Torino-Lione, grande assente dell'incontro bilaterale. Un'opera che negli anni passati è stata spesso il piatto forte di questi incontri. Nessuna immagine meglio di questa racconta il vicolo cieco in cui sono finite le infrastrutture in Italia.

Perché è chiaro che a volere l'opera è stata in passato sempre l'Italia, mentre i francesi l'hanno dichiarata fondamentale ma hanno spesso strizzato l'occchio ai corridoi Est-Ovest alternativi del Nord Europa. Al punto che nel 2004 accettammo anche di accollarci il 63% del costo del tunnel contro ogni prassi internazionale. Perché ieri la Torino-Lione non era fra i dossier del vertice? Non certo perché tutto è risolto: al contrario c'è una trattativa in corso proprio sul riequilibrio del carico finanziario, chiesto ancora dall'Italia. Né si può dire che manchi la volontà del ministro Matteoli, che ancora a febbraio ha ribadito con il suo collega transalpino la volontà di andare avanti. La trattativa è difficile, ma soprattutto non c'è più la passione con cui Berlusconi illustrava nella campagna elettorale del 2001 tutte le opere che avrebbe realizzato. Nei prossimi giorni, con il decreto sulla crescita, il tema sarà rilanciato. Meglio così. Il sogno è svanito, ma la necessità di ripartire non è ancora venuta meno.

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