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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2011 alle ore 08:30.
L'ultima modifica è del 30 aprile 2011 alle ore 08:13.
Il periodico carotaggio sul mondo del lavoro compiuto dall'Istat emette per il mese di marzo un bollettino che segnale due tendenze in apparenza contraddittorie. Aumenta infatti il numero di occupati, ma cresce il tasso di disoccupazione. È un'illusione statistica che si spiega per il calo degli "sfiduciati", quei lavoratori potenziali che si tirano fuori dal mercato e si dichiarano inattivi.
Malgrado le apparenze, è dunque un buon segnale. Resta invece pessimo il dato - e stavolta non c'è alcuna illusione ottica - che si riferisce alla disoccupazione under 24, ormai a quota 28,6 per cento. Più di un quarto dei nostri giovani non trova lavoro. Francamente troppo per affrontare le sfide di competitività che ci stanno davanti. Non c'è che una strada per fare scendere questo numero: abbassare le barriere sia all'ingresso del mondo del lavoro sia in uscita. Meno oneri fiscali e meno vincoli ai licenziamenti - in cambio di risarcimenti economici - per dare maggiore spazio alle assunzioni, in forme contrattuali meno precarie di oggi (o per incentivare il passaggio a forme più stabili). È in fondo lo spirito della legge Biagi, che questi dati dimostrano sempre attuale. In Parlamento giacciono proposte di legge sul tema. Colpisce che siano bipartisan. Sorprende che restino fuori dall'agenda parlamentare.
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