Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 08:45.
L'ultima modifica è del 12 maggio 2011 alle ore 08:31.
È quindi il debito estero a costituire il problema basilare per uno Stato sovrano con problemi di solvenza. Riprendendo le parole di Charles de Gaulle, l'eccezione a questa regola è rappresentata dagli Stati Uniti, che godono del «privilegio esorbitante» di avere il proprio debito estero espresso nella propria valuta.
Le cose si complicano se i residenti stranieri detengono gran parte del debito pubblico di un Paese e nel contempo i residenti concentrano i propri investimenti su asset esteri. In questo caso il Governo ha la tentazione di non onorare il proprio debito con l'estero, mentre i suoi cittadini possono godere dei rendimenti ricavati dagli asset esteri. Più sarà difficile per il Governo tassare le attività estere dei propri residenti, maggiore sarà questa tentazione. In ogni caso il Governo dovrebbe comunque essere in grado di onorare il proprio debito, spronando in qualche modo i cittadini a vendere gli asset esteri e acquistare al loro posto titoli di Stato nazionali.
Questo aspetto è stato ben illustrato nel 2001 dall'Argentina, che non aveva un grande debito estero netto. Il settore privato possedeva numerose attività estere, mentre il Governo deteneva all'incirca la stessa quantità di passività verso l'estero. Queste condizioni hanno portato l'Argentina alla bancarotta, dal momento che i ricchi avevano trasferito i propri patrimoni fuori dal Paese e di conseguenza fuori dalla portata del Governo, mentre i poveri si rifiutavano di pagare le tasse necessarie a soddisfare le richieste di indennizzo dei creditori stranieri.
D'altro canto, quando le attività estere di un Paese non sono detenute dalle famiglie, ma da istituzioni come i fondi pensione, non possono essere identificate e tassate. L'Europa si trova fondamentalmente in questa situazione.
Tale analisi suggerisce che la procedura per gli "squilibri eccessivi delle partite correnti", presente nel pacchetto di riforma della governance europea, va nella giusta direzione. Implica altresì quanto sia fuorviante per l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale concentrarsi esclusivamente sull'aggiustamento fiscale nella periferia dell'area euro.
Per la Grecia, il risanamento fiscale è ovviamente una questione cruciale. Per il Portogallo, invece, il problema principale è il persistente deficit esterno del settore privato. L'Irlanda è un caso a parte, dal momento che registra un debito estero molto basso e presto svilupperà un surplus delle partite correnti. Il suo Governo potrebbe non aver più bisogno di finanziamenti esterni, a patto che possa mobilitare i risparmi dei propri cittadini. Come dimostra l'esperienza della Lituania, i premi di rischio potrebbero così calare molto rapidamente.
In sintesi, l'aggiustamento fiscale è necessario ma talvolta insufficiente per sfuggire a una crisi debitoria. Incoraggiare i risparmi domestici e spingere i cittadini ad acquistare i bond dei propri Governi invece di mantenere il denaro all'estero rappresenta una mossa altrettanto vincente.
(Traduzione di Simona Polverino)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
Italia
Agenzia delle Entrate sotto scacco, rischio «default fiscale»
-
L'ANALISI / EUROPA
L'Unione non deve essere solo un contenitore ma soggetto politico
Montesquieu
-
NO A GREXIT
L’Europa eviti il suicidio collettivo
-
Il ministro dell'Economia
Padoan: lavoreremo alla ripresa del dialogo, conta l’economia reale
-
LO SCENARIO
Subito un prestito ponte
-
gli economisti
Sachs: la mia soluzione per la Grecia