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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 08:45.
L'ultima modifica è del 12 maggio 2011 alle ore 08:31.

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L'attuale crisi dell'Eurozona è nota in tutto il mondo come "crisi del debito sovrano europeo". In realtà, si tratta di debito estero e non di debito sovrano. Quanto il debito estero sia importante lo dimostra il caso del Portogallo: sebbene gli indicatori relativi al rapporto debito pubblico/Pil e deficit/Pil del Paese siano pressoché simili a quelli della Francia, il premio di rischio sul debito pubblico ha continuato a crescere fino al momento in cui il Paese non è stato costretto a rivolgersi al fondo di salvataggio europeo. Il problema di base che attanaglia il Portogallo non è quindi la politica fiscale, bensì l'elevato debito (estero) del settore privato, ossia di banche e aziende.

La scarsa importanza conferita al solo debito pubblico è evidente anche in Italia e Belgio. Questi due Paesi registrano rapporti debito/Pil nettamente più elevati rispetto al Portogallo, ma stanno pagando un premio di rischio decisamente inferiore. Il motivo principale risiede nel fatto che entrambi evidenziano debiti esteri esigui (il Belgio sta attualmente mostrando un surplus delle partite correnti). In effetti, sebbene il rapporto debito/Pil del Belgio sia superiore alla media dell'Eurozona (all'incirca il 100% del Pil), il Paese paga tuttora un premio di rischio inferiore a 100 punti base, malgrado l'assenza di un governo da oltre un anno.

Per quale motivo i mercati si concentrano sul debito estero? Perché in una crisi il debito privato tende innanzitutto a diventare debito pubblico. I mercati finanziari guardano quindi al generale livello di indebitamento di un Paese. Ciò che conta è soprattutto l'esposizione del debito.

Il punto è che gli Stati dell'Eurozona mantengono appieno il proprio potere di tassazione, e ciò innesca, in un Paese con un elevato debito pubblico ma senza debito esterno, la seguente dinamica: il debito pubblico è detenuto dai residenti e il Governo può onorare in qualsiasi momento il proprio debito attuando una qualche forma di tassazione forfettaria (per esempio un'imposta sul patrimonio).

Il Governo di un Paese di questo tipo potrebbe, ad esempio, far passare una legge che obblighi ogni possessore di titoli di Stato a pagare un'imposta equivalente al 50% del valore nominale del titolo. Il valore del debito pubblico sarebbe dimezzato, una situazione simile a quella che si creerebbe se il Governo ordinasse alla Banca centrale di raddoppiare l'offerta di moneta, generando con buona probabilità un raddoppio dei prezzi.

La natura dell'imposta necessaria a estinguere il debito potrebbe differire se le banche detenessero il debito pubblico, perché in questo caso il Governo dovrebbe tassare i possessori dei depositi bancari. Ma la questione resta: fino a quando un Governo manterrà appieno il proprio potere di tassazione, potrà sempre onorare il debito domestico, senza dover stampare moneta. Ciò non può accadere se il debito è in capo a degli stranieri, dal momento che il Governo non può tassarli.

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