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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2011 alle ore 07:20.
L'ultima modifica è del 13 maggio 2011 alle ore 06:39.

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Non c'è argomento più semplice che la protesta contro il fisco per spingere in piazza i cittadini. Nessuno riterrà mai bellissime le tasse e sono mosche bianche quelli che versano l'Irpef o l'Irap con gioia. Da giorni, però, su internet e, fisicamente, nelle città, monta la protesta contro Equitalia, la società del Tesoro di riscossione delle tasse.

Proteste virtuali e manifestazioni davanti agli sportelli che sono culminate nel corteo di ieri a Cagliari: circa 10mila persone in piazza a chiedere la sospensione delle cartelle per i debiti nei confronti del Fisco, delle amministrazioni locali e degli enti previdenziali. «No alle ganasce facili» è stato uno degli slogan più urlati e scritti sui cartelli esposti dai manifestanti.

In una società che cerca e spesso trova attenuanti all'evasione, la protesta contro il fisco è argomento da maneggiare con grandissima cura. A Cagliari, però, si è visto qualcosa di diverso. In piazza è andato il disagio sociale di una popolazione che, dal Sulcis in giù, vive una situazione di profondissima crisi sfociata in vera e propria sofferenza. I rappresentanti del governo locale hanno ascoltato i manifestanti e promesso soluzioni a breve. Le tasse vanno pagate e niente giustifica la violenza. L'ascolto, soprattutto se le richieste sono ragionevoli, è però dovere di uno Stato equo.

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