Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2011 alle ore 07:45.
L'ultima modifica è del 24 maggio 2011 alle ore 08:57.

My24

Un noto parlamentare del Pdl, Giuliano Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro, ha rivolto una sorta di preghiera alla sua parte politica: «Basta trattare gli elettori da imbecilli». Non si potrebbe riassumere meglio il disastro in cui sta affondando la campagna del centrodestra, soprattutto a Milano. Elettori trattati da imbecilli. Invece di valorizzare quanto di buono ha fatto la giunta Moratti per integrare gli immigrati – aggiunge Cazzola – si preannuncia che Milano con Pisapia diventerà una città islamica. O in alternativa una «zingaropoli». Magari entrambe le cose insieme.

Il timore della disfatta fa perdere lucidità. Ma se si punta solo sulla carta della paura, anzi del terrore, il rischio di brutte conseguenze è alto. Soprattutto perché, nel momento in cui decide di percorrere questa strada senza ritorno, la maggioranza Pdl-Lega dovrebbe essere almeno compatta. Invece non lo è affatto, come tutti possono verificare.

Lo psicodramma intorno allo spostamento in Lombardia di due ministeri senza portafoglio ha qualcosa di grottesco. Un'ipotesi mal concepita, annunciata in modo approssimativo insieme alla sanatoria per le multe, senza che nessuno abbia saputo spiegare il come e il quando di una mossa che descrive più che altro l'improvvisa debolezza della Lega e l'affanno del suo carismatico capo storico.

Nei giorni scorsi, sulla scorta di certe dichiarazioni di Calderoli, i giornali vicini al centrodestra (in particolare «Libero») avevano adombrato «l'arma segreta» in grado di capovolgere l'esito della battaglia meneghina giusto negli ultimi giorni. Ora non se ne parla più perché è apparso chiaro che tale arma s'identifica nel trasloco dei ministeri. Va sottolineato: senza portafoglio, in sostanza «dipartimenti» della presidenza del Consiglio (in questo ha ragione Berlusconi che, non sapendo come cavarsi d'impaccio, ha appunto accennato ai dipartimenti).

Ora, a parte le facili battute che vengono alla mente quando si parla di armi segrete per rovesciare le sorti di un conflitto ormai perso, colpisce che l'unico risultato apparente ottenuto con l'operazione ministeri sia la guerra intestina al centrodestra. Il parapiglia in atto, che vede gran parte del Pdl contro Bossi («Lega ladrona di ministeri» titolava ieri il «Tempo»), la dice lunga sulla serietà dell'iniziativa, peraltro pressoché impossibile da realizzare in pratica.

L'effetto immediato è quello di mettere in luce l'assenza della leadership berlusconiana, mai stata così evanescente. Il contributo del premier si limita agli attacchi a Pisapia sulla «città islamica» o sul nuovo potere dei centri sociali. Ma l'impressione è che il Pdl diviso in fazioni e la Lega corrano ciascuno per conto proprio, quasi a voler rimuovere l'appuntamento con la realtà previsto nel pomeriggio di lunedì prossimo.

Quel giorno, per impedire che la sconfitta generi nuove e forse ingestibili tensioni, Berlusconi avrebbe bisogno di tutta la sua autorità e di una capacità di guida della coalizione degna degli anni d'oro. Viceversa è evidente che la maggioranza, allo stato delle cose, è priva di un baricentro (benché i numeri in Parlamento ci siano ancora e si può immaginare che tanti resteranno aggrappati alla nave piegata sul fianco). Ma avere una prospettiva politica significa ben altro e Bossi in cuor suo lo sa. Per ora c'è la multa dell'Agcom alle televisioni che hanno trasmesso le interviste di Berlusconi. Anche questo è un segno dei tempi.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi