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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2011 alle ore 11:51.
Un effetto collaterale del terremoto e della crisi nucleare giapponese è che le utilities domestiche hanno smesso di emettere bond, in un momento in cui i grandi investitori del paese hanno molta liquidità da piazzare. Così sono tornati di moda i samurai bond emessi da soggetti esteri. Ieri la domanda per un'emissione decennale di samurai bond da parte dell'Uruguay è risultata più che doppia rispetto all'offerta. Di recente anche istituti come Commonwealth Bank of Australia, Rabobank, Lloyds Tsb e Hsbc sono tornati sul mercato che presenta i costi di indebitamento più bassi del mondo. Rispetto ai giorni post-terremoto, gli spread rispetto ai bond governativi giapponesi si sono ridotti di parecchio, fino a toccare i minimi da fine 2007, dando un segnale di ritorno a una certa normalità del mercato dei capitali. Rispetto allo stesso periodo del 2010, le vendite di questi bond denominati in yen sono più che raddoppiate. Tutto questo mentre il primo emittente di corporate bond del paese, la Tepco, sarebbe al crack se non fosse troppo "sistemica" per esser lasciata fallire. (S.Car.)
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