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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2011 alle ore 06:39.

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Non tutti i mali del Sud vengono dalla «Cassa»



Vorrei tentare di dare una risposta alla domanda «Come sarebbe il Sud senza la Cassa per il Mezzogiorno» (si veda Il Sole 24 Ore del 27 maggio). Per onore di verità ricordo che De Gasperi quando, nel 1950, creò la Cassa la concepì come un organismo snello ed efficiente che aveva il compito di dotare il Sud delle infrastrutture necessarie alla sua rinascita. E questo compito fu eseguito in modo eccellente, tanto da ricevere riconoscimenti in tutte le sedi nazionali e internazionali. Negli anni 80, nel tentativo di industrializzare il Sud, fu commesso un grave errore politico: la “Cassa” pur continuando, in parte, a realizzare opere, fu trasformata in una “banca” che elargiva contributi alle industrie che promettevano di insediarsi nel Sud. Noi tecnici della Cassa abbiamo tentato di opporci a questa strategia, senza riuscirci. Il risultato è stato che pochi industriali onesti hanno creato stabilimenti che tuttora funzionano, molti disonesti hanno preso i soldi e sono fuggiti. Nel 1992, poi, per accontentare la Lega (allora agli albori) che tuonava contro i soldi sprecati, si è commesso il secondo errore: invece di correggere la strategia, ritornando alle origini, si è chiusa la Cassa, disperdendo un patrimonio di capacità e competenze tecniche, di progetti, di conoscenza del territorio. Mentre fino al '92 ogni lira erogata dall'Europa per le infrastrutture nel Sud era spesa, negli anni successivi non si è costruito più nulla e le condizioni ambientali sono rimaste le stesse, purtroppo, ancora carenti.
Antonio Bossola
Ex presidente associazione ingegneri e architetti Cassa per il Me zzogiorno - Roma
Il voto, le illusioni...
La pesante débâcle inflitta dagli elettori all'attuale coalizione di governo e al suo premier certifica la fine di un sogno e di un'illusione durati fin troppo tempo! Personalmente, ritengo che abbia pesato fortemente in questa scelta degli elettori la certificazione data dall'Istat sulla sostanziale immobilità del Paese registrata nel trascorso decennio, a fronte della crescita di altri Paesi del 20-30 per cento. Al di là della cruda verità delle cifre, la gente ha sperimentato questa situazione sulla propria pelle, avvertendo un crescente senso d'impoverimento contro il quale il Governo ha lanciato solo proclami e nemmeno di buona fattura. Come la neve al sole, tutti i sogni e tutte le illusioni prima o poi finiscono.
Vittorio M. Albiati
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...e i troppi luoghi comuni
Lunedì sera Gad Lerner ha detto che «L'infedele» è passato negli ultimi tempi da poche centinaia di migliaia a due milioni di ascoltatori. È senza dubbio un buon risultato, tanto più se si tiene conto che è stato conseguito durante il regime berlusconiano che, come noto, impone il "bavaglio" all'informazione, bavaglio contro cui, con estremo sprezzo del pericolo, si sono battuti tutti i "sinceri democratici", riuniti anche in manifestazioni di piazza. Nello stesso tempo, il Tg1 e il Tg2 vengono inquisiti dalla magistratura, mentre Berlusconi è indagato per alcune espressioni usate in campagna elettorale: non risulta niente per Santoro, Floris, Fazio, Annunziata... Certo, questo regime... E questa sinistra la cui specialità sembra essere quella d'inventare frasi fatte, slogan e leggende metropolitane. Ma la gente abbocca, a quanto pare. E la rete amplifica di molto gli effetti dei messaggi dei salotti tv, specie di quelli che fanno maggiormente leva sui sentimenti più meschini della gente, come il rancore, l'invidia e il falso perbenismo di facciata; che si pretende sempre e solo dagli altri.
Enrico Venturoli
Roma
Stato latitante
Trovo di nuovo sui giornali l'ennesima statistica sull'evasione fiscale in Italia, accompagnata dal dato che i numeri più grandi si registrano nelle regioni del Sud. Premesso che non sono un cittadino meridionale, gradirei che qualche volta i giornali scrivessero un motivo valido perché un cittadino, pardon suddito, del Sud, sia motivato a pagare una tassa allo Stato. "Latitante” è questa volta lo Stato, che si ricorda dei cittadini solo per chiedere i suoi balzelli.
Lettera firmata
La ricetta della cooperazione
Si fa tanto discutere di mancanza di lavoro e di sostegni all'imprenditoria, ma mi meraviglia molto che nessuno abbia sollevato l'idea della "cooperazione" che mi sembra assai adatta al momento. Ovviamente depurandola dei sotterfugi fiscali di cui ora usufruisce. Potrebbe essere un prezioso movimento che comincia dal basso e poi...
Giulio Beliossi
email

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