Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2011 alle ore 09:57.
L'ultima modifica è del 01 giugno 2011 alle ore 09:58.

My24

Quarantotto ore dopo il lunedì nero, non si può dire che la maggioranza Pdl-Lega abbia le idee chiare. Qual è la strategia per risalire la china? Non si sa, se non in termini generici.
Prima la sconfitta deve essere digerita, poi si potrà pensare al «che fare». Il problema è che il tempo a disposizione è poco e il rilancio politico del governo e della coalizione avrebbe bisogno di un'estrema determinazione. Che al momento non c'è.
Berlusconi ripete una serie di affermazioni di principio piuttosto vaghe: «faremo tutte le riforme: il fisco le istituzioni e anche la giustizia (al terzo posto, ndr). Non ci sono problemi, abbiamo i numeri in Parlamento». Tuttavia è evidente che questi slogan dovranno calarsi in un piano politico articolato e convincente. Altrimenti si resta nel manierismo e già si è visto che la promessa di «due anni per le riforme», lanciata fra il primo e il secondo turno delle amministrative, non ha minimamente catturato l'attenzione degli elettori.

Chi ha capito la situazione e lo scrive ogni giorno sul «Foglio» è Giuliano Ferrara: «Non c'è un minuto da perdere. Berlusconi è all'ultima spiaggia... La Lega di Bossi e Maroni farà i suoi conti con il consueto e comprensibile cinismo. Il Cav. può tentare di durare senza veri cambiamenti, negoziando la sopravvivenza, ma questa decisione, se sarà la sua, lo esporrà a un inesorabile logoramento, verso una qualche forma di 25 luglio».
Eppure questo richiamo al Berlusconi «originale», quello del '94, capace di scuotere il sistema o quanto meno di convocare «gli stati generali dell'economia che erano stati annunciati e promessi», e che magari sarebbero piaciuti ai milanesi più della mera propaganda, ebbene questo richiamo cozza contro la realtà di un uomo in apparenza stanco e incerto. Un uomo che parla di se stesso come di «un combattente», quale in effetti è sempre stato: ma la frase viene ripetuta un po' troppo spesso, quasi una sorta di auto-terapia.

In fondo il premier ha dubbi anche sulla rifondazione del Pdl, che dovrebbe essere affidata ad Alfano, persona di sua totale fiducia. Il meccanismo delle primarie interne non lo convince e non esita a farlo sapere. Quanto alle riforme, in particolare quella del fisco, s'intuisce l'intenzione di premere sul ministro del l'Economia per indurlo a politiche espansive: «Gli faremo aprire i cordoni della borsa. Non è Tremonti che decide, lui propone».
Il che suscita parecchi interrogativi, considerando che si annuncia una manovra molto pesante chiesta dall'Europa. Non a caso sul fisco lo stesso Bossi è prudente, attento al punto di vista tremontiano («dipende da cosa s'intende con riforma fiscale»). Insomma, l'impressione è che il centrodestra vorrebbe ritrovare slancio per mettersi alle spalle lo psicodramma delle città, ma non sa come fare. Anche perchè le contraddizioni sono enormi. La tentazione di Berlusconi puo' essere quella del piccolo cabotaggio, in attesa che trascorrano gli ultimi due anni di legislatura. Ma è dubbio che la Lega possa accettarlo. Come dice il milanese Salvini, citando Maroni: «non moriremo per Berlusconi». Messaggio chiaro. Il rischio è ci si avvii a una sostanziale paralisi. Il che autorizza Emanuele Macaluso, direttore del «Riformista», a scrivere: «Occorre un governo, senza ribaltoni, in grado di aprire un dialogo trasversale per affrontare l'emergenza economica e sociale». Un governo di responsabilità nazionale.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi